Il giorno 21 Dicembre 2023 l'Amico e Socio Guerrino Demarchi referente ufficiale della FIDCA di Gorizia ha voluto rendere omaggio ai Caduti Italiani di Merna ora in Slovenia anche per non dimenticare il sacrificio umano ma anche lo sforzo effettuato della ricerca da molte persone a far rivivere il Sacrificio sofferto dai nostri Soldati. Noi non dimentichiamo!
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Guerrino Demarchi onora i Caduti di Merna |
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Corona FIDCA UDINE |
“Alla memoria degli eroi caduti immolando la giovine vita per la grandezza della Patria”
Questo importante Atto rileva sia la sensibilità personale dell'Amico Guerrino che il grande sforzo della FIDCA e non solo a non dimenticare. ONORI SEMPRE AI CADUTI ITALIANI!!!!
Noi tutti sappiamo che il termine caduto ha ampliato il suo spettro semantico fino ad indicare una visione significativa piu' ampia ricordando quindi non solo la Persona che si e' sacrificata ma anche quelle che rimangono vittime in un conflitto oppure in una lotta, cosi' ricordiamo Tutte le Persone che hanno sofferto:
Storia : da : http://www.corrierealtomilanese.com/2018/01/13/ “
“RIPORTEREMO IN VITA QUEL MONUMENTO AI CADUTI ITALIANI IN TERRA SLOVENA”, LA PROMESSA DEL COMITATO MAGENTINO PER IL RESTAURO DEL MEMORIALE DI MIREN.
Oltre al presidente, cav. Pirulli, fanno parte del comitato il tenente colonnello Luigi De Finis. Architetto di professione ha svolto nella sua carriera numerose missioni all’estero indossando la divisa da ufficiale del corpo degli Alpini e ha prestato la sua opera per il progetto di restauro, in maniera completamente gratuita. Il vice presidente è il cav. Salvatore Costanzo, quindi compongono il comitato il cav. Mario Simonelli, il gen. Antonio Pennino, il maresciallo Mauro Grosso, l’avv. Pecchio, il bers. Mario Trezzi e il dott. Bruno Bolzonella.
Vedi anche articolo :https://fidca.blogspot.com/2023/05/
FIDCA UDINE NON DIMENTICA!
A tracciare il confine furono i soldati anglo-americani che, tra il 15 e 16 settembre 1947, camminarono lungo la città muniti di cartina per innalzare la rete di frontiera. Molti cittadini cercarono di radunare i propri averi e lasciare le loro case per evitare di ritrovarsi in uno Stato a cui sentivano di non appartenere. Il confine, infatti, non teneva conto dell’identità delle persone e delle necessità di chi ci viveva: separava le abitazioni dai propri giardini, le fattorie dai campi, perfino le case, dove da una porta si entrava in Italia e dall’altra si usciva in Jugoslavia. Nei primi anni rimase invalicabile. I graniciari, le guardie di confine jugoslave, sorvegliavano la frontiera a ogni ora per evitare fughe. Con il tempo però, questa barriera fisica si fece più permeabile, e per attraversarla bastava mostrare un lasciapassare o propusniza.