domenica 28 giugno 2020

FIDCA Udine g. 28 giugno 2020 Atto di solidarietà al Piccolo Cottolengo di S.Maria La Longa,Premiazione dei Soci Galletta e Galimberti,Omaggio alla Brigata Fanteria Catanzaro!!

Nella Giornata del 28 giugno 2020,la Fidca di Udine ha portato a compimento una azione di Solidarietà e  di vicinanza al Piccolo Cottolengo di Don Orione sito in Santa Maria La Longa provincia di Udine.Questa azione concretizzata con il coinvolgimento diretto degli amici soci della Fidca di Udine -Domenico Galletta e Fabio Galimberti-ha visto il sostegno e la presenza degli amici: Antonello Quattrocchi,Valter Bortolotti,Francesco Vrizzi,Luca Braida,Grazio De Felice,presenti inoltre l'Associazione Friuli-Ucraina con la signora Viktoria Skyba (Associazione con cui la Fidca ha collaborato per gli aiuti in Ucraina)ed altre persone che hanno partecipato con spirito costruttivo. Azione di solidarietà comprendente materiale sanitario per gli ospiti dell'Istituto e di un pensiero -galateo sempre per il personale e gli ospiti.La Fidca-Federazione Italiana dei Combattenti Alleati- ha partecipato al Rito Religioso di Don Severino il quale ha richiamato piu' volte l'attenzione verso la Nostra Associazione a cui e' stata indirizzata anche una Preghiera Collettiva diretta ai Familiari.
L'incontro si e' sviluppato con ampia partecipazione e sensibilità sia umana che sociale.La Fidca ringrazia tutta la Struttura per l'accoglienza portando il saluto ufficiale del Presidente Nazionale Cav. Eugenio Ottavio Montalto  e sottolinea il contributo sia del Direttore Sanitario Luigino Pastrello e del Responsabile di Struttura Francesco Cojaniz.




Don Severino.
Chiesetta interna,in fondo a sx Bandiera FIDCA Udine
Alla fine della Cerimonia di consegna del materiale la Segreteria e gli amici della Fidca hanno voluto,con tutti i Presenti, rivolgere un minuto di Silenzio in ricordo delle Vittime del Covid-19 ed un pensiero ai Medici,agli Infermieri,al Personale OSS  ed a tutte le Persone che  si sono sacrificati per il bene umanitario,nello stesso momento si e' voluto ricordare i Caduti Militari Italiani di ogni Guerra.
La FIDCA Italia e'   Membro della F.I.D.A.C. (Federation Internationale des Ancien 

Combattants Allieé), con sede a Parigi.
Sala consegna

Nel corso dell'incontro sono stati premiati con la Medaglia Europea della F.I.D.C.A. gli amici Domenico Galletta e Fabio Galimberti.


Il Diploma e' stato consegnato direttamente da Don Severino, Assistente Ecclesiastico,la medaglia

 dall'amico De Felice e la spilla dall'amico Vrizzi,Quattrocchi ha coordinato la Premiazione,mentre
Valter Bortolotti ha tenuto ben visibile e scortato la  nostra Bandiera,fotografo e' stato l'amico
Braida,il tutto si e' svolto   con molta commozione da parte dei  presenti!



Scopo della FIDCA E': Ricordare ed onorare, indipendentemente da periodi ed epoche, i meriti degli ex combattenti di tutte le nazioni e continenti, che in Europa abbiano combattuto,mai venendo meno al loro onore di soldati.
Nel ricordo dei Caduti, l’unità internazionale combattentistica, per evitare alle generazioni future le sofferenze e gli orrori delle guerre, si impegna ad osservare i “Diritti dell’Uomo”, auspicando ed operando apoliticamente alla costruzione dell’Europa Unita, in pace con tutto il mondo, difendendo senza violenza, la civiltà, la libertà e la pace, nell’ operosità e animazione pacifica, nel rispetto delle Istituzioni e delle Leggi di ogni nazione, della convivenza fraterna fra i popoli e le religioni in ogni nazione professate!


Galimberti,De Felice,Quattrocchi, Don Severino,Galletta,


Galimberti legge la Motivazione:"a testimonianza della sua attività nell'ambito della FIDCA,per la diffusione dei nostri Principi di Libertà,Pacee Fratellanza tra tutti i Popoli."

Galletta riceve la Medaglia Europea della FIDCA
Don Severino, Quattrocchi Pres. Sez di Udine,Valter Bortolotti Vice Presidente Sez di Udine con Bandiera Ufficiale FIDCA 

Bortolotti,Quattrocchi,De Felice,Vrizzi-Parco Interno struttura.

Dirigenza FIDCA di Udine, Galletta,Braida,Bortolotti.De Felice.Don Severino.Galimberti,Quattrocchi, Skjba,Vrizzi


 
Vorrei inoltre ricordare gli amici che hanno contribuito con le loro attenzioni a dare una mano ai meno abbienti : Attilio Palermo, Michele Vidon, Bartolomeo Bonafede.







“La porta del Piccolo Cottolengo è sempre aperta;
a chi entra non domanda se abbia un nome, una religione,
ma soltanto se abbia un 
dolore,
perché la nostra carità 
non serra porte
Don Luigi Orione.

San Luigi Orione, sacerdote piemontese, (1872-1940) è il Fondatore della Congregazione religiosa “Piccola Opera della Divina Provvidenza”, attualmente presente con le sue variegate istituzioni educative, catechetiche ed assistenziali in più di trenta paesi del mondo.
Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria), il 23 giugno 1872. E’ conosciuto nel mondo come un “beato”, come un campione della santità cristiana, come il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Dall’ambiente familiare povero e caratterizzato da una buona e convinta sensibilità religiosa acquisì gli stimoli più immediati e decisi che lo portarono ad aprirsi ad una coinvolgente passione verso Dio e gli uomini.
Se hai a disposizione del tempo,
il Piccolo Cottolengo friulano
ha le porte aperte per te
e per tutti coloro che vogliono diventare 
VOLONTARI!

Volontario è chi decide di dedicare una parte del suo tempo e delle sue energie ad una causa, in modo spontaneo, volontario e gratuito.
Il prezioso contributo dei volontari rende possibile la realizzazione di eventi e gite o fa compagnia ai nostri Signori nei vari momenti della giornata.
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La Fidca di Udine ha reso omaggio ai Caduti della Brigata Catanzaro.  nella stessa località sono presenti diverse testimonianze a  ricordare quei giorni nefasti.







 ONORE SEMPRE AI CADUTI DELLA CATANZARO!!!
Domenico Galletta Fidca Udine






      Tratto da:    http://www.ilportaledelsud.org/brigata_catanzaro.htm



Monte Sprunk, i decimati del 141° del 28 Maggio 1916
   


La croce collocata su Monte Sprunk (Altopiano di Asiago) sul vero luogo dove la Brigata Catanzaro subì la prima decimazione nel pomeriggio del 28 Maggio 1916. La pubblicistica corrente (quella commerciale) l’aveva erroneamente riferita al Monte Mosciagh il 27 Maggio 1916. (Mario Saccà)

Prima guerra mondiale. Brigata "Catanzaro". Ritirata dal fronte dopo le gravi perdite subite il 23 e il 24 maggio del 1917 (che si aggiungevano alle molte migliaia accumulate negli anni precedenti) era stata ricondotta di fronte all’Hermada (oggi monte Querceto, a est di Monfalcone) il 4 giugno. Ritirata nuovamente il 24 giugno, venne accantonata a Santa Maria La Longa, paesino della bassa friulana. Insofferenza e indisciplina cominciavano da tempo a serpeggiare nelle retrovie costipate da migliaia di militari destinati a rimpiazzare i tanti caduti dei reparti più dissanguati. Costoro sapevano che sul Carso - e nella Brigata Catanzaro soprattutto - fatalmente si muore. Speranza non c’è. Il parroco del paese aveva avuto sentore che qualcosa si andava tramando, dai discorsi fatti nelle osterie ed a lui riferiti. Credette fosse suo dovere mettere sull’avviso il comandante della Brigata. Fu tranquillizzato a sufficienza: era logico e naturale che i soldati si lamentassero, era sempre accaduto così: ma da ciò all’ammutinamento c’era bel correre! Quando la Brigata ricevette l’ordine di tornare al fronte, la sommossa divampò. Alle 22.30 del 15 luglio, con un violento fuoco di fucileria. Razzi multicolori ascesero il cielo per dare il segnale della rivolta ad altre Brigate che mordevano il freno. Furono uccisi un capitano e un tenente addetti al Comando e la truppa in rivolta si apprestò ad assalire la residenza di Gabriele D’Annunzio, il cui campo d’aviazione era nei pressi. Gli ufficiali si rintanano dove possono, si schierano i carabinieri disponibili e viene dato l’allarme al Comando Supremo a Udine. Nel cuore della notte gruppi di artiglieria e squadroni di cavalleria circondano la Brigata Catanzaro. Squadriglie di aerei da caccia sorvolano nel frattempo il cielo. Verso le 3 del mattino la rivolta si spense. Tre ufficiai e quattro carabinieri erano rimasti uccisi. Si istruì il processo per direttissima a seguito del quale 28 militari furono condannati a morte, passati per le armi e gettati in una fossa comune. Qualche ora dopo, sotto buona scorta di cavalleggeri e di artiglieri la Catanzaro fu rispedita nella bolgia carsica. Ma gli animi erano tuttora sconvolti, perché lungo la strada molti soldati in segno di ribellione si liberarono dei caricatori. Imposto nuovamente l’alt, altri dieci infelici dopo giudizio sommario vennero condannati e fucilati.
Gabriele D’Annunzio scrisse in proposito:
Dissanguata da troppi combattimenti, consunta in troppe trincee, stremata di forze, non restaurata dal troppo breve riposo, costretta a ritornare nella linea del fuoco, già sovversa dai sobillatori come quel battaglione della Quota 28 che aveva gridato di non voler più essere spinto al macello, l’eroica Brigata "Catanzaro" una notte, a Santa Maria la Longa, presso il mio campo d’aviazione si ammutinò. (…) La sedizione fu doma con le bocche delle armi corazzate. Il fragore sinistro dei carri d’acciaio nella notte e nel mattino lacerava il cuore del Friuli carico di presagi. Una parola spaventevole correva coi mulinelli di polvere, arrossava la carrareccia, per la via battuta: "La decimazione! La decimazione!". L’imminenza del castigo incrudeliva l’arsura (…) Di schiena al muro grigio furono messi i fanti condannati alla fucilazione, tratti a sorte nel mucchio dei sediziosi. Ce n’erano della Campania e della Puglia, di Calabria e di Sicilia: quasi tutti di bassa statura, scarni, bruni, adusti come i mietitori delle belle messi ov’erano nati. Il resto dei corpi nei poveri panni grigi pareva confondersi con la calcina, quasi intridersi con la calcina come i ciottoli. E da quello scoloramento e agguagliamento dei corpi mi pareva l’umanità dei volti farsi più espressiva, quasi più avvicinarmisi, per non so qual rilievo terribile che quasi mi ferisse con gli spigoli dell’osso. I fucilieri del drappello allineati attendevano il comando, tenendo gli occhi bassi, fissando i piedi degli infelici, fissando le grosse scarpe deformi che s’appigliavano al terreno come radici maestre. Io traversavo il muro col mio penoso occhio di linee; e scoprivo i seppellitori anch’essi allineati dall’altra parte con le vanghe e con le zappe pronti a scavare la fossa vasta e profonda. Non mi facevano male come gli sguardi dei condannati alla fossa. I morituri mi guardavano. I loro sguardi smarriti non più erravano ma si fermavano su me che dovevo essere pallido come se la vita mi avesse abbandonato prima di abbandonarli. Gli orecchi mi sibilavano come nell’inizio della vertigine, ma era il ronzio delle mosche immonde.
Siete innocenti?
Forse trasognavo. Forse la voce non passò la chiostra de’ miei denti. Ma perché allora il silenzio divenne più spaventoso, e tutte le facce umane apparvero più esangui? E perché l’afa del mattino d’estate s’approssimò e s’appesantì come se il cielo della Campania e il cielo della Puglia e il cielo della Calabria e il cielo di Sicilia precipitassero in quell’ardore fermo e bianco?
Siete innocenti? Siete traditi dalla sorte della decimazione? Si, vedo. La figura eroica del vostro reggimento è riscolpita nella vostra angoscia muta, nell‘osso delle vostre facce che hanno il colore del vostro grano, di quel grano grosso che si chiama grano del miracolo, o contadini. Siete contadini. Vi conosco alle mani. Vi conosco al modo di tenere i piedi in terra. Non voglio sapere se siete innocenti, se siete colpevoli. So che foste prodi, che foste costanti. La legione tebana, la sacra legione tebana, fu decimata due volte. Espiate voi la colpa? O espiate la Patria contaminata, la stessa vostra gloria contaminata? Ci fu una volta un re che non decimava i suoi secondo il costume romano ma faceva uccidere tutti quelli che nella statura non arrivassero all’elsa della sua grande spada. Di mezza statura voi siete, uomini di aratro, uomini di falce. Ma che importa? Tutti non dobbiamo oggi arrivare con l’animo all’elsa della spada d’Italia? Il Dio d’Italia vi riarma, e vi guarda. I fanti avevano discostato dal muro le schiene. Tenevano tuttora i piedi piantati nella zolla ma le ginocchia flesse come sul punto di entrare nelle impronte delle calcagna. E, con una passione che curvava anche me verso terra, vidi le loro labbra muoversi, vidi nelle loro labbra smorte formarsi la preghiera: la preghiera del tugurio lontano, la preghiera dell’oratorio lontano, del santuario lontano, della lontana madre, dei lontani vecchi. (…) Le armi brillarono. (…) M’appressai. Attonito riconobbi le foglie dell’acanto (…). Recisi i gambi col mio pugnale. Raccolsi il fascio. Tornai verso gli uomini morti che con le bocche prone affidavano al cuor della terra il sospiro interrotto dagli uomini vivi. E tolsi le frasche ignobili di sul frantume sanguinoso. Chino, lo ricopersi con l’acanto.
Gabriele D’Annunzio


Il 16 luglio 2007, ad Udine, nel Tempio Ossario, è stato celebrato il 90° anniversario della decimazione della Brigata Catanzaro. In tale circostanza, il dr. Mario Saccà di Catanzaro ha reso noti i nomi di alcune vittime della ribellione, frutto di una ricerca durata tre anni e non ancora conclusa. La notizia, con i nomi fin qui noti è stata pubblicata sul sito di Canicattì, in cui sono riprodotte le fotografie dell'evento. Come si può constatare dalla documentazione raccolta dal Saccà, i caduti nella ribellione di Santa Maria La Longa erano in gran parte pugliesi e siciliani, alcuni calabresi e di altre regioni. Chi volesse contribuire alla ricerca del dr. Saccà con ulteriori notizie, lo può contattare all'indirizzo catacium-@tin.it

giovedì 4 giugno 2020

In Memoria di Pasqualino Tolmezzo--FIDCA UDINE NON DIMENTICA!

La Sezione FIDCA di Udine,impegnata anche a livello sociale nell'ambito della Solidarieta' e non solo ribadisce l'importanza dell'azione culturale come punto anche aggregante,il Ricordo Storico fa parte del nostro Patrimonio non solo Associativo ma anche e sopratutto Nazionale.

La Storia, la nostra Storia e' un Bene Immortale che dobbiamo non dimenticare e non far dimenticare sia a noi stessi che alle Future Generazioni!

Ringrazio l'Amico Fabio Galimberti-Socio Fondatore FIDCA di Udine- per il contributo portato e di cui faccio seguito e colgo l'occasione per sottolineare l'importanza della Azione di ricordo culturale - storico che la FIDCA nel suo complesso attua con dedizione.

Sezione FIDCA di Udine il Presidente Antonello Quattrocchi a nome di tutti iSoci.

Ricordiamo con rispetto umano e storico:Pasqualino Tolmezzo !!












Cari soci, quella che vi voglio raccontare oggi è una storia ai più sconosciuta ma che vuol dimostrare la nobiltà d’animo del soldato italiano in guerra. Questo avvenimento ha inizio durante la guerra libica del 1911-13. Protagonista è l’Ottavo Reggimento alpini che si trova impegnato, su ordine del Generale Cantore, nell’intervento atto a distruggere un campo nemico messo su da una tribù beduina alleata dei turchi. L’attacco avviene e il nemico è messo in fuga; finita la battaglia si passa al rastrellamento del campo abbandonato, cercando feriti o persone che abbiano bisogno di aiuto. Alcuni alpini controllando l’interno di una tenda scoprono una donna gravemente ferita a causa dei combattimenti con, a lei vicino, un bambino di circa un anno che piange disperato. Chiamato prontamente un medico purtroppo le ferite della donna sono troppo gravi e muore poco dopo ma con quanto fiato gli rimane riesce a pronunciare poche parole: “ Voi italiani buoni….non come turchi…questo mio figlio! Occupatevi di lui.” Gli alpini restano stupiti dell’accaduto e si domandano come agire, visto che i regolamenti vietano tassativamente una cosa del genere. Alla fine un alpino lo prende in braccio e per calmarlo, assieme ad altri suoi commilitoni, si mettono a giocare e scherzare con lui. In quel momento arriva il generale Cantore che si commuove nel vedere tale situazione: “ Bisogna regolarizzare tale situazione!! Che venga adottato immediatamente! Da noi tutti! E che tutti facciano la loro parte!” Gli alpini sono entusiasti e si comincia con il trovare una “tata” per il bambino; il ruolo viene affidato al sergente maggiore Michele Toldo il quale, basandosi sui consigli e istruzioni inviategli per posta dalla fidanzata in Italia, se ne prende amorevole cura con pappine di latte condensato e altro tratto dal rancio. Serve però un nome!  E’ stato trovato il giorno di Pasqua quindi Pasqualino ci può ben stare, il cognome? Tolmezzo , dal nome del reparto che lo ha ritrovato. E Pasqualino Tolmezzo sia! Quando il battaglione torna in Italia, a Udine, Pasqualino viene affidato a un istituto di suore, sempre a spese del reparto alpino, dove cresce e nella scuola interna viene promosso a scuola con ottimi voti. I contatti con gli alpini sono sempre strettissimi, viene in seguito cresciuto a casa del padre del Generale Morra, sempre a Udine. Il giorno 10 Maggio 1923 Pasqualino diventa a tutti gli effetti cittadino italiano e iscritto all’anagrafe di Udine. Passa il tempo , Pasqualino ha un desiderio, diventare un alpino, e il suo auspicio comincia a delinearsi. Giunto in età, viene mandato all’Accademia Militare di Modena dalla quale esce brillantemente con i gradi di Sottotenente alpino del Regio Esercito. Sembra quindi che un roseo futuro si prospetti per Pasqualino quando a soli 23 anni viene colpito da una violenta forma di tubercolosi che in breve lo porta alla morte. Pasqualino viene seppellito con tutti gli onori, dai suoi alpini, nel cimitero di Udine dove tuttora riposa. Triste sorte toccherà anche alla sua “tata”, il sergente maggiore Toldo che morirà da prigioniero, di stenti, in un campo di concentramento nel 1944.
Vi ho voluto raccontare questa storia per sottolineare, oltre all’incredibilità di tutta la vicenda, la profonda umanità che ha sempre pervaso l’animo del soldato italiano ieri come oggi, capace di farsi ben volere dovunque esso sia stato presente, al di là di ogni situazione di conflitto. Uno stile che non può che renderci fieri di appartenere a queste forze armate ieri, oggi e anche in futuro.

FABIO GALIMBERTI-FIDCA UDINE
4 Giugno 2020