L'incontro si e' sviluppato con ampia partecipazione e sensibilità sia umana che sociale.La Fidca ringrazia tutta la Struttura per l'accoglienza portando il saluto ufficiale del Presidente Nazionale Cav. Eugenio Ottavio Montalto e sottolinea il contributo sia del Direttore Sanitario Luigino Pastrello e del Responsabile di Struttura Francesco Cojaniz.
Don Severino. |
Chiesetta interna,in fondo a sx Bandiera FIDCA Udine |
La FIDCA Italia e' Membro della F.I.D.A.C. (Federation Internationale des Ancien
Combattants Allieé), con sede a Parigi.
Sala consegna |
Nel corso dell'incontro sono stati premiati con la Medaglia Europea della F.I.D.C.A. gli amici Domenico Galletta e Fabio Galimberti.
Il Diploma e' stato consegnato direttamente da Don Severino, Assistente Ecclesiastico,la medaglia
dall'amico De Felice e la spilla dall'amico Vrizzi,Quattrocchi ha coordinato la Premiazione,mentre
Valter Bortolotti ha tenuto ben visibile e scortato la nostra Bandiera,fotografo e' stato l'amico
Braida,il tutto si e' svolto con molta commozione da parte dei presenti!
Scopo della FIDCA E': Ricordare ed onorare, indipendentemente da periodi ed epoche, i meriti degli ex combattenti di tutte le nazioni e continenti, che in Europa abbiano combattuto,mai venendo meno al loro onore di soldati.
Nel ricordo dei Caduti, l’unità internazionale combattentistica, per evitare alle generazioni future le sofferenze e gli orrori delle guerre, si impegna ad osservare i “Diritti dell’Uomo”, auspicando ed operando apoliticamente alla costruzione dell’Europa Unita, in pace con tutto il mondo, difendendo senza violenza, la civiltà, la libertà e la pace, nell’ operosità e animazione pacifica, nel rispetto delle Istituzioni e delle Leggi di ogni nazione, della convivenza fraterna fra i popoli e le religioni in ogni nazione professate!
Galimberti,De Felice,Quattrocchi, Don Severino,Galletta, |
Galimberti legge la Motivazione:"a testimonianza della sua attività nell'ambito della FIDCA,per la diffusione dei nostri Principi di Libertà,Pacee Fratellanza tra tutti i Popoli." |
Galletta riceve la Medaglia Europea della FIDCA |
Don Severino, Quattrocchi Pres. Sez di Udine,Valter Bortolotti Vice Presidente Sez di Udine con Bandiera Ufficiale FIDCA |
Bortolotti,Quattrocchi,De Felice,Vrizzi-Parco Interno struttura. |
Dirigenza FIDCA di Udine, Galletta,Braida,Bortolotti.De Felice.Don Severino.Galimberti,Quattrocchi, Skjba,Vrizzi |
Vorrei inoltre ricordare gli amici che hanno contribuito con le loro attenzioni a dare una mano ai meno abbienti : Attilio Palermo, Michele Vidon, Bartolomeo Bonafede.
Tratto da: https://www.piccolocottolengofriulano.it/
“La
porta del Piccolo Cottolengo è sempre aperta;
a chi entra non domanda se abbia un nome, una religione,
ma soltanto se abbia un dolore,
perché la nostra carità non serra porte“
a chi entra non domanda se abbia un nome, una religione,
ma soltanto se abbia un dolore,
perché la nostra carità non serra porte“
Don
Luigi Orione.
San Luigi Orione, sacerdote piemontese,
(1872-1940) è il Fondatore della Congregazione religiosa “Piccola Opera della
Divina Provvidenza”, attualmente presente con le sue variegate istituzioni
educative, catechetiche ed assistenziali in più di trenta paesi del mondo.
Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria), il 23 giugno 1872. E’ conosciuto nel mondo come un “beato”, come un campione della santità cristiana, come il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Dall’ambiente familiare povero e caratterizzato da una buona e convinta sensibilità religiosa acquisì gli stimoli più immediati e decisi che lo portarono ad aprirsi ad una coinvolgente passione verso Dio e gli uomini.
Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria), il 23 giugno 1872. E’ conosciuto nel mondo come un “beato”, come un campione della santità cristiana, come il fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Dall’ambiente familiare povero e caratterizzato da una buona e convinta sensibilità religiosa acquisì gli stimoli più immediati e decisi che lo portarono ad aprirsi ad una coinvolgente passione verso Dio e gli uomini.
Se
hai a disposizione del tempo,
il Piccolo Cottolengo friulano
ha le porte aperte per te
e per tutti coloro che vogliono diventare VOLONTARI!
Volontario è chi decide di dedicare una parte del suo tempo e delle sue energie ad una causa, in modo spontaneo, volontario e gratuito.
Il prezioso contributo dei volontari rende possibile la realizzazione di eventi e gite o fa compagnia ai nostri Signori nei vari momenti della giornata.
il Piccolo Cottolengo friulano
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La Fidca di Udine ha reso omaggio ai Caduti della Brigata Catanzaro. nella stessa località sono presenti diverse testimonianze a ricordare quei giorni nefasti.
Domenico Galletta Fidca Udine Tratto da: http://www.ilportaledelsud.org/brigata_catanzaro.htm |
Monte Sprunk, i decimati del 141° del 28 Maggio 1916 |
La croce collocata su
Monte Sprunk (Altopiano di Asiago) sul vero luogo dove la Brigata Catanzaro
subì la prima decimazione nel pomeriggio del 28 Maggio 1916. La pubblicistica
corrente (quella commerciale) l’aveva erroneamente riferita al Monte Mosciagh
il 27 Maggio 1916. (Mario Saccà)
Prima guerra mondiale. Brigata "Catanzaro".
Ritirata dal fronte dopo le gravi perdite subite il 23 e il 24 maggio del 1917
(che si aggiungevano alle molte migliaia accumulate negli anni precedenti) era
stata ricondotta di fronte all’Hermada (oggi monte Querceto, a est di
Monfalcone) il 4 giugno. Ritirata nuovamente il 24 giugno, venne accantonata a
Santa Maria La Longa, paesino della bassa friulana. Insofferenza e indisciplina
cominciavano da tempo a serpeggiare nelle retrovie costipate da migliaia di
militari destinati a rimpiazzare i tanti caduti dei reparti più
dissanguati. Costoro sapevano che sul Carso - e nella Brigata Catanzaro
soprattutto - fatalmente si muore. Speranza non c’è. Il parroco del paese
aveva avuto sentore che qualcosa si andava tramando, dai discorsi fatti nelle
osterie ed a lui riferiti. Credette fosse suo dovere mettere sull’avviso il
comandante della Brigata. Fu tranquillizzato a sufficienza: era logico e naturale
che i soldati si lamentassero, era sempre accaduto così: ma da ciò
all’ammutinamento c’era bel correre! Quando la Brigata ricevette l’ordine di
tornare al fronte, la sommossa divampò. Alle 22.30 del 15 luglio, con un
violento fuoco di fucileria. Razzi multicolori ascesero il cielo per dare il
segnale della rivolta ad altre Brigate che mordevano il freno. Furono uccisi un
capitano e un tenente addetti al Comando e la truppa in rivolta si apprestò ad
assalire la residenza di Gabriele D’Annunzio, il cui campo d’aviazione era nei
pressi. Gli ufficiali si rintanano dove possono, si schierano i carabinieri
disponibili e viene dato l’allarme al Comando Supremo a Udine. Nel cuore della
notte gruppi di artiglieria e squadroni di cavalleria circondano la Brigata Catanzaro.
Squadriglie di aerei da caccia sorvolano nel frattempo il cielo. Verso le 3 del
mattino la rivolta si spense. Tre ufficiai e quattro carabinieri erano rimasti
uccisi. Si istruì il processo per direttissima a seguito del quale 28 militari
furono condannati a morte, passati per le armi e gettati in una fossa comune.
Qualche ora dopo, sotto buona scorta di cavalleggeri e di artiglieri la
Catanzaro fu rispedita nella bolgia carsica. Ma gli animi erano tuttora
sconvolti, perché lungo la strada molti soldati in segno di ribellione si
liberarono dei caricatori. Imposto nuovamente l’alt, altri dieci infelici dopo
giudizio sommario vennero condannati e fucilati.
Gabriele D’Annunzio scrisse in proposito:
Dissanguata da troppi combattimenti, consunta in troppe trincee, stremata
di forze, non restaurata dal troppo breve riposo, costretta a ritornare nella
linea del fuoco, già sovversa dai sobillatori come quel battaglione della Quota
28 che aveva gridato di non voler più essere spinto al macello, l’eroica
Brigata "Catanzaro" una notte, a Santa Maria la Longa, presso il mio
campo d’aviazione si ammutinò. (…) La sedizione fu doma con le bocche delle
armi corazzate. Il fragore sinistro dei carri d’acciaio nella notte e nel
mattino lacerava il cuore del Friuli carico di presagi. Una parola spaventevole
correva coi mulinelli di polvere, arrossava la carrareccia, per la via battuta:
"La decimazione! La decimazione!". L’imminenza del castigo
incrudeliva l’arsura (…) Di schiena al muro grigio furono messi i fanti
condannati alla fucilazione, tratti a sorte nel mucchio dei sediziosi. Ce
n’erano della Campania e della Puglia, di Calabria e di Sicilia: quasi tutti di
bassa statura, scarni, bruni, adusti come i mietitori delle belle messi
ov’erano nati. Il resto dei corpi nei poveri panni grigi pareva confondersi con
la calcina, quasi intridersi con la calcina come i ciottoli. E da quello
scoloramento e agguagliamento dei corpi mi pareva l’umanità dei volti farsi più
espressiva, quasi più avvicinarmisi, per non so qual rilievo terribile che
quasi mi ferisse con gli spigoli dell’osso. I fucilieri del drappello allineati
attendevano il comando, tenendo gli occhi bassi, fissando i piedi degli
infelici, fissando le grosse scarpe deformi che s’appigliavano al terreno come
radici maestre. Io traversavo il muro col mio penoso occhio di linee; e
scoprivo i seppellitori anch’essi allineati dall’altra parte con le vanghe e
con le zappe pronti a scavare la fossa vasta e profonda. Non mi facevano male
come gli sguardi dei condannati alla fossa. I morituri mi guardavano. I loro
sguardi smarriti non più erravano ma si fermavano su me che dovevo essere
pallido come se la vita mi avesse abbandonato prima di abbandonarli. Gli
orecchi mi sibilavano come nell’inizio della vertigine, ma era il ronzio delle
mosche immonde.
Siete innocenti?
Forse trasognavo. Forse la voce non passò la chiostra de’ miei denti. Ma
perché allora il silenzio divenne più spaventoso, e tutte le facce umane
apparvero più esangui? E perché l’afa del mattino d’estate s’approssimò e
s’appesantì come se il cielo della Campania e il cielo della Puglia e il cielo
della Calabria e il cielo di Sicilia precipitassero in quell’ardore fermo e
bianco?
Siete innocenti? Siete traditi dalla sorte della decimazione? Si, vedo. La
figura eroica del vostro reggimento è riscolpita nella vostra angoscia muta,
nell‘osso delle vostre facce che hanno il colore del vostro grano, di quel
grano grosso che si chiama grano del miracolo, o contadini. Siete contadini. Vi
conosco alle mani. Vi conosco al modo di tenere i piedi in terra. Non voglio
sapere se siete innocenti, se siete colpevoli. So che foste prodi, che foste
costanti. La legione tebana, la sacra legione tebana, fu decimata due volte.
Espiate voi la colpa? O espiate la Patria contaminata, la stessa vostra gloria
contaminata? Ci fu una volta un re che non decimava i suoi secondo il costume
romano ma faceva uccidere tutti quelli che nella statura non arrivassero
all’elsa della sua grande spada. Di mezza statura voi siete, uomini di aratro,
uomini di falce. Ma che importa? Tutti non dobbiamo oggi arrivare con l’animo
all’elsa della spada d’Italia? Il Dio d’Italia vi riarma, e vi guarda. I fanti
avevano discostato dal muro le schiene. Tenevano tuttora i piedi piantati nella
zolla ma le ginocchia flesse come sul punto di entrare nelle impronte delle
calcagna. E, con una passione che curvava anche me verso terra, vidi le loro
labbra muoversi, vidi nelle loro labbra smorte formarsi la preghiera: la preghiera
del tugurio lontano, la preghiera dell’oratorio lontano, del santuario lontano,
della lontana madre, dei lontani vecchi. (…) Le armi brillarono. (…)
M’appressai. Attonito riconobbi le foglie dell’acanto (…). Recisi i gambi col
mio pugnale. Raccolsi il fascio. Tornai verso gli uomini morti che con le
bocche prone affidavano al cuor della terra il sospiro interrotto dagli uomini
vivi. E tolsi le frasche ignobili di sul frantume sanguinoso. Chino, lo
ricopersi con l’acanto.
Gabriele D’Annunzio
Il 16 luglio 2007, ad Udine, nel Tempio Ossario, è
stato celebrato il 90° anniversario della decimazione della Brigata Catanzaro.
In tale circostanza, il dr. Mario Saccà di Catanzaro ha reso noti i nomi di
alcune vittime della ribellione, frutto di una ricerca durata tre anni e non
ancora conclusa. La notizia, con i nomi fin qui noti è stata pubblicata sul
sito di Canicattì, in cui
sono riprodotte le fotografie dell'evento. Come si può constatare dalla
documentazione raccolta dal Saccà, i caduti nella ribellione di Santa Maria La
Longa erano in gran parte pugliesi e siciliani, alcuni calabresi e di altre
regioni. Chi volesse contribuire alla ricerca del dr. Saccà con ulteriori
notizie, lo può contattare all'indirizzo catacium-@tin.it.
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