giovedì 4 giugno 2020

In Memoria di Pasqualino Tolmezzo--FIDCA UDINE NON DIMENTICA!

La Sezione FIDCA di Udine,impegnata anche a livello sociale nell'ambito della Solidarieta' e non solo ribadisce l'importanza dell'azione culturale come punto anche aggregante,il Ricordo Storico fa parte del nostro Patrimonio non solo Associativo ma anche e sopratutto Nazionale.

La Storia, la nostra Storia e' un Bene Immortale che dobbiamo non dimenticare e non far dimenticare sia a noi stessi che alle Future Generazioni!

Ringrazio l'Amico Fabio Galimberti-Socio Fondatore FIDCA di Udine- per il contributo portato e di cui faccio seguito e colgo l'occasione per sottolineare l'importanza della Azione di ricordo culturale - storico che la FIDCA nel suo complesso attua con dedizione.

Sezione FIDCA di Udine il Presidente Antonello Quattrocchi a nome di tutti iSoci.

Ricordiamo con rispetto umano e storico:Pasqualino Tolmezzo !!












Cari soci, quella che vi voglio raccontare oggi è una storia ai più sconosciuta ma che vuol dimostrare la nobiltà d’animo del soldato italiano in guerra. Questo avvenimento ha inizio durante la guerra libica del 1911-13. Protagonista è l’Ottavo Reggimento alpini che si trova impegnato, su ordine del Generale Cantore, nell’intervento atto a distruggere un campo nemico messo su da una tribù beduina alleata dei turchi. L’attacco avviene e il nemico è messo in fuga; finita la battaglia si passa al rastrellamento del campo abbandonato, cercando feriti o persone che abbiano bisogno di aiuto. Alcuni alpini controllando l’interno di una tenda scoprono una donna gravemente ferita a causa dei combattimenti con, a lei vicino, un bambino di circa un anno che piange disperato. Chiamato prontamente un medico purtroppo le ferite della donna sono troppo gravi e muore poco dopo ma con quanto fiato gli rimane riesce a pronunciare poche parole: “ Voi italiani buoni….non come turchi…questo mio figlio! Occupatevi di lui.” Gli alpini restano stupiti dell’accaduto e si domandano come agire, visto che i regolamenti vietano tassativamente una cosa del genere. Alla fine un alpino lo prende in braccio e per calmarlo, assieme ad altri suoi commilitoni, si mettono a giocare e scherzare con lui. In quel momento arriva il generale Cantore che si commuove nel vedere tale situazione: “ Bisogna regolarizzare tale situazione!! Che venga adottato immediatamente! Da noi tutti! E che tutti facciano la loro parte!” Gli alpini sono entusiasti e si comincia con il trovare una “tata” per il bambino; il ruolo viene affidato al sergente maggiore Michele Toldo il quale, basandosi sui consigli e istruzioni inviategli per posta dalla fidanzata in Italia, se ne prende amorevole cura con pappine di latte condensato e altro tratto dal rancio. Serve però un nome!  E’ stato trovato il giorno di Pasqua quindi Pasqualino ci può ben stare, il cognome? Tolmezzo , dal nome del reparto che lo ha ritrovato. E Pasqualino Tolmezzo sia! Quando il battaglione torna in Italia, a Udine, Pasqualino viene affidato a un istituto di suore, sempre a spese del reparto alpino, dove cresce e nella scuola interna viene promosso a scuola con ottimi voti. I contatti con gli alpini sono sempre strettissimi, viene in seguito cresciuto a casa del padre del Generale Morra, sempre a Udine. Il giorno 10 Maggio 1923 Pasqualino diventa a tutti gli effetti cittadino italiano e iscritto all’anagrafe di Udine. Passa il tempo , Pasqualino ha un desiderio, diventare un alpino, e il suo auspicio comincia a delinearsi. Giunto in età, viene mandato all’Accademia Militare di Modena dalla quale esce brillantemente con i gradi di Sottotenente alpino del Regio Esercito. Sembra quindi che un roseo futuro si prospetti per Pasqualino quando a soli 23 anni viene colpito da una violenta forma di tubercolosi che in breve lo porta alla morte. Pasqualino viene seppellito con tutti gli onori, dai suoi alpini, nel cimitero di Udine dove tuttora riposa. Triste sorte toccherà anche alla sua “tata”, il sergente maggiore Toldo che morirà da prigioniero, di stenti, in un campo di concentramento nel 1944.
Vi ho voluto raccontare questa storia per sottolineare, oltre all’incredibilità di tutta la vicenda, la profonda umanità che ha sempre pervaso l’animo del soldato italiano ieri come oggi, capace di farsi ben volere dovunque esso sia stato presente, al di là di ogni situazione di conflitto. Uno stile che non può che renderci fieri di appartenere a queste forze armate ieri, oggi e anche in futuro.

FABIO GALIMBERTI-FIDCA UDINE
4 Giugno 2020

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