lunedì 26 maggio 2025

FIDCA Udine : Ricordo del 24 maggio 1915 e Ricordo Memoria di Luigi Di Bernardo 25 maggio 1971 di Daniele Asero

 L'impegno a Non Dimenticare del socio ed amico Daniele Asero! Onori!



Per Non Dimenticare:



Luigi Di Bernardo Arma dei Carabinieri

Nella serata del 25maggio 1971, a Iseo-Clusane (BS), il Comandante della Stazione Luigi Di Bernardo è appostato con altri due Carabinieri per arrestare gli autori del furto di una vettura. I militari, insospettiti da tre individui intenti a salire sul veicolo, si avvicinano e intimano loro di scendere. Uno dei malviventi fugge e viene immediatamente inseguito da un Carabiniere, mentre l’altro militare richiede l'intervento del Radiomobile in supporto.
Il Maresciallo Di Bernardo viene invece colpito da numerosi colpi di pistola ma, nonostante le ferite, reagisce e riesce a colpire il suo aggressore, consentendone l'arresto poco dopo. Il sottufficiale muore durante il trasporto in ospedale. Per il suo coraggio, verrà decorato con la Medaglia d'oro al Valor Militare.



FIDCA NON DIMENTICA! 

FIDCA Udine : 24 Maggio 2025 a : Fanano e Redipuglia ed Aquileia

Fidca Udine non dimentica i Caduti Italiani!

Il socio ed amico Domenico Galletta onora i Caduti Italiani a Fanano. Emilia-Romagna


Domenico Galletta FIDCA Udine



Il monumento rappresenta la figura di un Fante Italiano in assetto di guerra ed impugna la Bandiera Nazionale.Questa stupenda statua in bronzo reca nelle quattro facciate le lapidi sempre in bronzo con sopra incisi i nomi dei Caduti l’Opera consta di sei ampie gradinate e chiusa da quattro colonne e quattro bombarde unite con catena,Onori ai Caduti!

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L'amico e socio Stefano Cagnato ha reso onore a Redipuglia ed al Cimitero degli Eroi di Aquileia.

Stefano Cagnato con Bandiera FIDCA-REDIPUGLIA

Aquileia Cimitero degli Eroi-Stefano Cagnato



Storia : Dietro l’abside della basilica, delimitato dal muro di cinta medievale, si trova il cimitero dei caduti nella prima guerra mondiale.

Creato all’inizio degli anni Venti, il cimitero ospita le salme di centinaia di soldati italiani morti sul fronte del Carso. La semplice geometria delle tombe, tutte con identica croce in ferro battuto, è animata da alcuni monumenti funerari più elaborati, tra i quali la sepoltura dei Dieci Militi Ignoti, e da due gruppi statuari raffiguranti il sacrificio del combattente, quello marmoreo di Edmondo Furlan e quello in bronzo di Ettore Ximenes.
Lungo il muro di cinta del cimitero, coronata da alloro e cipressi, è addossata la tomba dei Dieci Militi Ignoti, caduti sul Carso e qui sepolti il 4 novembre 1921. La salma dell’undicesimo soldato italiano, scelta dalla madre di guerra Maria Bergamas, venne trasportata in treno da Aquileia a Roma e solennemente sepolta lo stesso giorno al Vittoriano.
La tomba dei Dieci Militi Ignoti, progettata dall’architetto Guido Cirilli, è contraddistinta da un altare sovrastato da un arcosolio, che è rivolto verso il Carso.
Nelle giornate più terse, è dunque visibile da qui il fronte carsico che fu il teatro dell’immane tragedia della prima guerra mondiale.

lunedì 19 maggio 2025

FIDCA Udine: 18 Maggio 2025 Udine Ricordo di RICCARDO GIUSTO 1°Caduto Italiano-Guerra Mondiale 1915-1918

 

Oggi il socio e Presidente dei R evisore dei conti della Sezione FIDCA di Udine, Cagnato Stefano, ha partecipato alla Cerimonia nel 110° Anniversario per primo Caduto Alpino Riccardo Giusto 24 maggio 1915 presso la casa natale di Udine, Riccardo Giusto nacque a Udine il 10 febbraio 1895, figlio di Giuseppe Giusto, rimase orfano in giovane età. Anche se ovunque è ricordato come "Di Giusto" il suo vero nome era in realtà "Riccardo Giusto", come attestato dall'atto di nascita depositato presso lo stato civile del Comune di Udine e dal certificato battesimale compilato in data 10 marzo 1895 da don Antonio Cecutti, parroco di Santa Maria delle Grazie di Udine, e dal successivo foglio matricolare del 1915.



Stefano Cagnato Onora la Memoria di Riccardo Giusto con Bandiera FIDCA




Storia :

Riccardo lavorò come facchino presso la stazione di Udine sino alla fine del 1914, quando venne chiamato alle armi nel corpo degli Alpini il 12 gennaio 1915 e assegnato al Distretto Militare di Sacile. Fu inquadrato nella 16ª Compagnia del Battaglione “Cividale” dell'8º Reggimento, di stanza a Cividale del Friuli e, con l'approssimarsi del conflitto, nella zona di Crai/Krai di Drenchia (UD), allora, come oggi, zona di confine con la Slovenia. Il 24 maggio 1915, all'inizio della prima guerra mondiale, il suo reparto prendeva posizione sul monte Colovrat in comune di Drenchia (UD), alture che in quella zona segnavano il confine tra Italia e Austria-Ungheria.

Riccardo Giusto fu assegnato a una delle tante pattuglie di esploratori che precedevano il grosso delle truppe, che in quel frangente avevano il compito di occupare la cima del Monte Jeza, davanti a Tolmino. La pattuglia di esploratori entrò in territorio nemico per alcune centinaia di metri, ma i gendarmi austroungarici che presidiavano il valico di Cappella Sleme aprirono il fuoco contro gli italiani. Riccardo Giusto fu colpito a morte alle ore 04:00 sul Monte Natpriciar (cima secondaria del Monte Jeza) da un proiettile sparato dal nemico che lo raggiunse frontalmente e gli attraversò il cranio. Immediatamente soccorso dai propri commilitoni, spirò nel giro di pochi minuti. La salma venne composta da don Giovanni Guion, parroco della chiesa di San Volfango, e tumulata nel locale cimitero. Successivamente, nell'anno 1923, fu traslata a Udine.


FIDCA NON DIMENTICA!!!!!

mercoledì 7 maggio 2025

FIDCA UDINE: Anniversario Fondazione Esercito Italiano 4 Maggio 1861


 Per non dimenticare:


Contributo alla conoscenza e mai dimenticare il Valore dei Nostri Soldati!

 

L’ESERCITO ITALIANO

 

In occasione della recente ricorrenza della nascita del nostro esercito terrestre diffondiamo una informativa storica ed attuale sull’argomento già trattato in varie sedi.

Cominciamo col dire che l’Esercito Italiano è la componente terrestre delle forze armate italiane, delle quali fanno parte anche la Marina Militare, l'Aeronautica Militare e l'Arma dei Carabinieri, tutte dipendenti dal capo di stato maggiore della difesa e inserite nel Ministero della difesa.

Breve storia (da Wikipedia):

Nato come Regio Esercito nel 1861 in occasione dell'Unità d'Italia dal nucleo della Armata Sarda, assunse la denominazione attuale dopo la nascita della Repubblica italiana avvenuta nel 1946.

 

Armi e specialità

Le Armi dell'Esercito Italiano sono sei, mentre tra le specialità attive la più antica è quella dei "granatieri", la più giovane quella dei "lagunari":

·         Arma di Fanteria, con le seguenti specialità:

·         Granatieri

·         Bersaglieri

·         Alpini

·         Paracadutisti

·         Lagunari

·         Arma di Cavalleria, con le seguenti specialità:

·         Cavalleria di Linea (DragoniLancieriCavalleggeri)

·         Carristi

·         Arma di Artiglieria, con le seguenti specialità:

·         Artiglieria terrestre (comprende l'artiglieria campale, semovente, pesante e da montagna)

·         Artiglieria contraerei

·         Arma del genio, con le seguenti specialità:

·         Guastatori

·         Pionieri

·         Pontieri

·         Ferrovieri

·         Arma delle Trasmissioni, con le seguenti specialità:

·         Telematica (ovvero trasmissione di voce e dati)

·         Guerra Elettronica

·         Arma dei Trasporti e Materiali

L'Arma dei Carabinieri fu, fino al 2000, la prima Arma dell'Esercito, e successivamente fu elevata a rango di quarta forza armata italiana.

Corpi

       Corpo di commissariato

        Corpo Sanitario

        Corpo degli Ingegneri

Specialità di forza armata

           Aviazione dell'Esercito.

·         Aviazione dell'Esercito: è l'unica Specialità della Forza Armata che non appartiene a nessuna Arma o Corpo dell'Esercito ma è formata da personale altamente qualificato proveniente da qualsiasi Arma, Corpo o altra Specialità[21].

Da allora il Regio Esercito ha partecipato alla Terza guerra di indipendenza, alle campagne coloniali, alla prima guerra mondiale, alla guerra d'Etiopia, quindi alla seconda guerra mondiale, dal 1940 dalla parte dell'Asse e dopo l'8 settembre 1943 dalla parte degli Alleati.

Terminata la fase di transizione del secondo dopoguerra, periodo durante il quale alcune unità erano ancora sotto il controllo Alleato, l'ingresso dell'Italia nella NATO comportò per l'Esercito una riorganizzazione e un ammodernamento in funzione di contrasto a un'eventuale azione militare da parte delle forze del Patto di Varsavia.  Con l'avvento del XXI secolo l'Arma dei Carabinieri che prima faceva parte dell'esercito nel 2000 ha assunto il rango di forza armata.

L'emanazione poi della legge 23 agosto 2004, n. 226 ha determinato la sospensione alle chiamate del servizio militare obbligatorio a partire dal 2005 accanto a un processo di riforma generale accompagnato da una progressiva riduzione di effettivi.

L'esercito cobelligerante e la nascita della Repubblica

L'esercito repubblicano nacque dall'Esercito cobelligerante italiano, dopo la proclamazione della Repubblica il 2 giugno 1946. La sua base consisteva nel Corpo italiano di liberazione, che aveva partecipato alla campagna d'Italia al fianco della forze Alleate contribuendo alla liberazione del territorio nazionale. Dopo la cessazione delle ostilità, la Missione Militare Alleata il 14 novembre 1945 stabilì le norme alle quali il nuovo esercito, detto "di transizione", doveva attenersi[8]. La struttura doveva rimanere quella stabilita fino alla firma del trattato di pace. I cinque Gruppi di Combattimento che erano stati costituiti via via che le forze Alleate avanzavano divennero altrettante divisioni binarie, cioè formate da due reggimenti (solo di fanteria)[8]Divisione fanteria "Friuli""Cremona""Legnano""Folgore" e "Mantova".

A queste si aggiungevano tre divisioni di sicurezza interna, la "Aosta", la "Reggio (originariamente "Sabauda") e la "Calabria" cui si aggiungevano altri dieci reggimenti di cui tre alpini, portando la forza complessiva di quelle che venivano denominate "forze mobili e locali" a 90 000 uomini[8].

Altre componenti dell'esercito di transizione erano l'Organizzazione centrale e undici comandi militari territoriali che dovevano sostituire le funzioni dei preesistenti comandi di corpo d'armata in tempo di pace, per complessivi 9.000 uomini; l'amministrazione, comprendente le unità dei servizi con altri 31.000 uomini; la componente detta "Addestramento e complementi" che raggruppava il Centro Addestramento Complementi di Cesano e le scuole militari, per complessivi 10.000 uomini, che portavano il totale a 140.000 uomini[8]. Alcuni reparti, consistenti in una divisione, sei raggruppamenti e due gruppi di battaglioni (equivalenti a reggimenti) rimanevano ancora sotto il comando Alleato[

Gli anni cinquanta

Dopo la fase di transizione, con l'accettazione dell'Italia nella NATO, le forze armate vengono rinforzate e riarmate, con un consistente concorso degli Stati Uniti d'America in termini di mezzi; la dottrina di impiego e l'addestramento vengono uniformati agli standard dell'alleanza, e vengono tenute regolarmente esercitazioni congiunte.

La consistenza dei reparti operativi cresce fino a raggiungere dieci divisioni di fanteria e tre corazzate ("Ariete", "Centauro" e "Pozzuolo del Friuli") cui si aggiungevano cinque brigate alpine.[9] Nel 1954 la struttura di comando fu organizzata su due armate e cinque corpi d'armata, cui si aggiungeva il "Corpo per la sicurezza della Somalia", paese affidato all'Italia per mandato fiduciario dalle Nazioni Unite fino al 1960; di conseguenza, il corpo venne sciolto nello stesso anno[9].

Con il concretizzarsi della minaccia di invasione da parte del Patto di Varsavia viene definita dalla NATO la dottrina di difesa avanzata, che in Italia portò alla denominazione della "soglia di Gorizia" come linea di difesa alla quale doveva essere idealmente fermata l'eventuale invasione e al miglioramento ed estensione del Vallo Alpino, sistema di fortificazioni inizialmente concepito sotto il fascismo per contrastare una minaccia proveniente dalla Germania e successivamente ripristinato dall'inizio degli anni cinquanta fino al 1992, sotto il presidio di reparti appositamente dedicati allo scopo: Alpini d'arresto e Fanti d'arresto[10]. Nacque la III Brigata missili che, dotata di missili "Honest John" prima (trentadue lanciatori[11]) e "Lance" poi, acquisì la capacità di lancio di testate tattiche nucleari.

 

Gli anni settanta - la riforma

Nel 1975 l'Esercito Italiano è stato interessato da una delle più radicali riforme della sua storia. La riforma venne promossa dal generale Andrea Cucino, che diventato capo di stato maggiore dell'esercito il 1º febbraio 1975, ordinò una revisione immediata della struttura della forza armata. Dopo due mesi dal suo insediamento, Cucino e il suo staff presentarono un piano per ristrutturare l'intera forza armata e dopo aver assicurato ulteriori 1.100 miliardi di lire in dieci anni per modernizzare l'equipaggiamento dell'esercito, ordinò che la riforma avesse inizio il 1º settembre 1975; il 31 dicembre 1975 la riforma era conclusa e gli organi, le unità, la dottrina, l'addestramento e l'organizzazione dell'esercito erano stati radicalmente modificati. Tra gli aspetti più rilevanti della riforma l'abolizione del livello reggimentale, con i battaglioni autonomi all'interno delle brigate. Dopo la riforma le unità operative erano pronte al 93%, con la Divisione corazzata "Ariete" pronta al 100% così come il Comando di artiglieria antiaerea.

Gli anni ottanta-novanta e le missioni internazionali

Con l'inizio degli anni ottanta l'esercito ha affrontato, dal 1980 al 1982, la sua prima missione armata (cioè non limitata alla sola presenza di osservatori) all'estero, la Missione Italcon, durante la guerra in Libano come forza di pace. Durante la missione, effettuata congiuntamente con forze di altri paesi NATO tra i quali Stati Uniti e Francia, il contingente ha guadagnato la fiducia delle parti contrapposte, riuscendo a non essere vittima di disastrosi attacchi che invece colpirono le altre forze multinazionali e perdendo alla fine un solo uomo a causa dell'esplosione di una mina.

Nel 1992, dopo le stragi mafiose in Sicilia, fu utilizzato per l'operazione di polizia Vespri siciliani, che durò diversi anni.

La caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del Patto di Varsavia diedero una nuova dimensione alle forze armate italiane, non più in funzione esclusivamente difensiva ma anche e soprattutto in supporto alle iniziative di peacekeeping (come viene denominata internazionalmente un'operazione di mantenimento della pace). L'esercito venne infatti schierato nella missione ONU in Namibia (UNTAG, 1989-1990), in Albania e Kurdistan nel 1991, e in Somalia con l'operazione IBIS dal 1992 al 1994, operando nell'ambito dell'UNITAF, una delle operazioni più complesse in teatro estero dalla fine della seconda guerra mondiale. Il contingente italiano, nello svolgere il suo lavoro sul campo somalo, subì un'imboscata che causò la morte di alcuni soldati (battaglia del pastificio). Seguirono la missione ONU in Mozambico (1993-1995, ONUMOZ) e quelle in Bosnia ed Erzegovina (1995-2002, UNMIBH), TimorEst (1999-2000, UNAMET) (1999, UNMIK)[ .

Le riforme degli anni 2000

A partire dagli anni 1990 l'esercito italiano cominciò ad attraversare una serie di trasformazioni come l'istituzione del ruolo dei volontari in ferma breve (VFB) prima[14] e dei volontari in ferma annuale (VFA) poi[15]. Dall'anno 2000 poi la partecipazione ai concorsi per l'accesso a tutte le FF.AA fu aperta anche alle donne senza alcuna limitazione di impiego, anche in incarichi di combattimento. In quello stesso anno si ebbe poi la separazione funzionale[sembra più una modifica burocratica / classificatoria che di funzione] dell'Arma dei Carabinieri dall'esercito, elevata al rango di forza armata, cessando di essere una specialità dell'esercito, e perdendo la tradizionale provenienza del suo Comandante generale dalle file dell'Esercito.

Con la legge Martino del 2004 e la sospensione delle chiamate al servizio militare in Italia, venne avviata un notevole fase di ristrutturazione e ottimizzazione delle risorse soprattutto umane (la forza operativa passò negli anni da oltre 230.000 a circa 102.000) ne è discesa una concezione delle forze armate e una razionalizzazione del loro impiego completamente nuove e molto più agili.

Nel 2013 l'ultima profonda riorganizzazione, razionalizzando in particolare la componente operativa, e con la nascita del Comando delle forze speciali dell'Esercito.

Nel 2024 l'esercito ha pianificato un investimento di 23 miliardi di euro in 10 anni per il rinnovo completo del suo parco cingolati (una delle commesse più sostanziose a livello europeo).

Oggi:

Armi e specialità

Le Armi dell'Esercito Italiano sono sei, mentre tra le specialità attive la più antica è quella dei "granatieri", la più giovane quella dei "lagunari"[20]:

·         Arma di Fanteria, con le seguenti specialità:

·         Granatieri

·         Bersaglieri

·         Alpini

·         Paracadutisti

·         Lagunari

·         Arma di Cavalleria, con le seguenti specialità:

·         Cavalleria di Linea (DragoniLancieriCavalleggeri)

·         Carristi

·         Arma di Artiglieria, con le seguenti specialità:

·         Artiglieria terrestre (comprende l'artiglieria campale, semovente, pesante e da montagna)

·         Artiglieria contraerei

·         Arma del genio, con le seguenti specialità:

·         Guastatori

·         Pionieri

·         Pontieri

·         Ferrovieri

·         Arma delle Trasmissioni, con le seguenti specialità:

·         Telematica (ovvero trasmissione di voce e dati)

·         Guerra Elettronica

·         Arma dei Trasporti e Materiali

L'Arma dei Carabinieri fu, fino al 2000, la prima Arma dell'Esercito, e successivamente fu elevata a rango di quarta forza armata italiana.

 

Corpi

Corpi dell'Esercito Italiano sono i seguenti:

·         Corpo di Commissariato dell'Esercito Italiano

·         Corpo Sanitario dell'Esercito Italiano

·         Corpo degli Ingegneri dell'Esercito

·          

 

Specialità di forza armata

Aviazione dell'Esercito.

·         Aviazione dell'Esercito: è l'unica Specialità della Forza Armata che non appartiene a nessuna Arma o Corpo dell'Esercito ma è formata da personale altamente qualificato proveniente da qualsiasi Arma, Corpo o altra Specialità.

 

Struttura e organizzazione

 

Lo stato maggiore

Lo stato maggiore dell'Esercito (SME), con sede a Roma, è l'organismo deputato alla definizione delle politiche di Forza Armata ed è la struttura al vertice del comando dell'Esercito Italiano[25].

Per l'attività di comando e controllo sulle unità dell'Esercito, il capo di stato maggiore dell'Esercito italiano[26], coadiuvato da un sottocapo di stato maggiore, si avvale di nove alti comandi[27] retti da altrettanti generali di corpo d'armata e da un Ispettorato diretto da un tenente generale. Si avvale inoltre del Sottufficiale di Corpo dell'Esercito per i rapporti con sottufficiali, graduati e volontari.

Le aree di vertice

Il capo di stato maggiore si avvale di aree di vertice:

·         Comando delle forze operative terrestri, con sede in Roma è elemento di organizzazione dell'Esercito responsabile dell'indirizzo delle attività di approntamento e costituisce lo staff per il capo di stato maggiore dell'esercito per le problematiche connesse alla generazione delle forze per le operazioni, l'addestramento, l'approntamento.

·         Comando per la formazione, specializzazione e dottrina dell'Esercito[30] di Roma, si occupa della formazione, specializzazione e dottrina di tutto il personale militare dell'Esercito.

·         Comando logistico dell'Esercito[31] da cui dipendono, sul piano tecnico-funzionale, le unità della logistica di sostegno e della logistica di aderenza.

·         NATO Rapid Deployable Corps - Italy[32], è un Comando multinazionale, della consistenza di una brigata, con sede in Solbiate Olona, Varese. L'Italia fornisce il 90% del personale, il rimanente 10% è costituito da militari provenienti da altre nazioni.

I seguenti comandi sono alle dipendenze del Comando delle forze operative terrestri:[33]

·         Comando truppe alpine[34], dislocato in Bolzano, raccoglie in sé la maggioranza dei reparti da montagna dell'Esercito Italiano e ne è responsabile per l'addestramento e la preparazione.

·         Comando Forze Operative Nord[35] con sede a Padova, svolge le funzioni di comando e controllo nei concorsi operativi e no, su tutto il territorio dell'Italia centro-settentrionale, a dieci Regioni Amministrative, impiegando i reparti della Forza armata in caso di bonifica del territorio da ordigni bellici, di concorso alle forze di polizia o di calamità naturali.

·         Comando Forze Operative Sud, con sede a Napoli, svolge funzioni analoghe a quelle del Comando Forze Operative Nord, per quanto riguarda le regioni meridionali.

·         Comando delle forze operative terrestri di supporto[ acquartierato a Verona. È deputato alla gestione di tutti i Comandi delle Armi di supporto al combattimento della forza armata.

L'organizzazione dettagliata fino al livello battaglione viene riportata nell’articolo Organizzazione dell'Esercito Italiano.

 

Corpi ausiliari, speciali e volontari

·          Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana (CM-CRI)

·          Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana (IIVV-CRI)

·          Corpo militare dell'Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (CM-SMOM)

·          Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (IIVV-SMOM)

·          Ordinariato militare per l'Italia (OMI)

 

 

 

Dal sito FORZE ITALIANE:

uomini, armi e numero di mezzi

 

Il nostro esercito saprebbe fronteggiare un conflitto bellico?

Analizziamo gli armamenti di cui dispone l’EI.

Nel caso in cui il nostro Paese dovesse essere coinvolto nel conflitto russo-ucraino, quanto è forte l’Esercito Italiano?

È una domanda che sta attanagliando milioni di italiani, un interrogativo lecito visti i tempi che stiamo vivendo e alla luce della circolare dello Stato Maggiore Esercito nella quale viene stabilito di ridurre i congedi e potenziare il warfighting.

Sebbene il capo del dicastero della Difesa, Lorenzo Guerini, abbia smentito un nostro coinvolgimento diretto nel conflitto armato, i nostri commilitoni sarebbero pronti a partire qualora lo scenario di guerra vedesse schierata la NATO a difesa dei confini europei dalla minaccia russa.

Quando parliamo di Comparto Difesa e Sicurezza ci riferiamo a:

  •  Esercito Italiano;
  •  Marina Militare;
  •  Aeronautica Militare.

Il personale di questi corpi è ad ordinamento militare e dal momento in cui è stata abolita la leva obbligatoria (a partire dai nati il 1° marzo 1986), l’esercito si è trasformato in un corpo di professionisti.

Alla luce anche delle recenti dichiarazioni dell’ex tennista ucraino, oggi in prima linea al fronteSergiy Stakhovsky, che aveva paragonato l’esercito ucraino e quello italiano, analizziamo meglio di quanti uomini, armi e mezzi si compone il nostro esercito.

Esercito italiano: quanti uomini

Il Global Fire Power, il think that che si occupa del monitoraggio di ciò che riguarda il mondo militare, ha stilato una classifica, mediante l’utilizzo del “PowerIndex”, l’indice che tiene conto di 55 fattori che determinano la potenza bellica di uno stato, ed è collocato l’Italia all’11° posto 

Le Forze Armate, appartenenti al Comparto Difesa, ammontano a circa 162.000 unità. Gli obiettivi fissati dalla legge 244/2012 prevedono, entro il 2024, una riconfigurazione in senso riduttivo della Forza Armata che dovrebbe avere al suo interno circa 90.000 militari e 6.300 civili.

Con i venti di guerra che soffiano e con il pericolo imminente di una terza guerra mondiale, abbiamo ragione di credere che la riduzione sia di là da venire, tenendo conto anche che, lo scorso anno, sono stati pianificati 31 programmi di riarmo, con un impegno di spesa di 15 miliardi di euro, secondo i calcoli dell’Osservatorio Mil€x per le spese militari italiane.

Di questa ingente somma stanziata, 300 milioni sono già stati collocati nel 2021 e mezzo miliardo per le spese di quest’anno.

 

 

Esercito italiano: armi

Le Armi dell’Esercito Italiano sono sei:

  •  Fanteria;
  •  Cavalleria;
  •  Artiglieria;
  •  Genio;
  •  Trasmissioni;
  •  Trasporti e Materiali.

Corpi sono:

  •  Corpo Sanitario;
  •  Corpo di Commissariato;
  •  Corpo Ingegneri.

L’Esercito ha in dotazione un fucile AR 70/90, un’arma d’assalto camerata per il calibro 5,56x45mm NATO. Tuttavia, dal 2010 lo si sta gradualmente sostituendo con la Beretta ARX-160, all’interno del programma Soldato Futuro dell’Esercito Italiano.

Inoltre, vi sono anche:

  •  Fucile ARX 160 A1 e A3;
  •  Fucile ARX 160 A2;
  •  Fucile di precisione BARRETT M82 cal.50;
  •  Fucile di precisione SAKO TRG 42 cal.338;
  •  Mortaio;
  •  Mitragliatrice;
  •  Controcarri “SPIKE”.

La spesa per l’acquisto di armi di ultima generazione ha avuto un incremento del 30% in più nel 2022, puntando su Tempest e nuovi carri armati.

Esercito italiano: mezzi

Per l’acquisto di armi e tecnologie militari, il ministero della Difesa ha stanziato anche 3,88 milioni di euro per l’acquisto di loitering munitions, ovvero piccole munizioni orbitanti, noti anche come droni kamikaze.

I droni sono tra le voci di spesa più finanziate, quasi 2,2 miliardi dal 2021 al 2035. Tra cui:

  •  Velivoli a Pilotaggio Remoto (RPA), per missioni in aree di lunga durata a media altitudine, per potenziare il sistema di sorveglianza ed intelligence;
  •  Tempest, supercaccia di sesta generazione, più avanzato dell’F35;
  •  Due nuovi cacciatorpedinieri;
  •  Mezzi navali;
  •  Velivoli tattici leggeri e multiruolo;
  •  Ammodernamento missilistica e contraerea;
  •  Due cisterne volanti Boeing KC-767, per il rifornimento in volo degli aerei;
  •  Carri armati da combattimento.

Ben 190 milioni di euro sono stati stanziati per applicazioni di intelligenza artificiale e l’Italia si è dotata anche di un Centro Operazioni in Rete (COR) per il coordinamento e la difesa dagli attacchi cibernetici e 147,7 milioni l’aggiornamento delle telecomunicazioni.

A livello aereo, 1,22 miliardi saranno spesi per la piattaforma Gulfstream G550, un velivolo di ricognizione e sorveglianza. Oltre ai velivoli effettivi, divisi in:

  •  4.036 civili;
  •  13.100 riservisti;
  •  716 aeromobili;
  •  142 F-35

Lo sforzo è quello di lavorare su un sistema interforze in modo imminente” ha commentato Angelo Tofalo, Movimento 5 Stelle, già sottosegretario alla Difesa nel governo Conte I, con coordinamenti interforze tra Esercito, Marina e Aeronautica e a livello Nato.

Inoltre, il nostro esercito dispone di 828 velivoli:

  •  90 caccia;
  •  186 da attacco;
  •  424 da trasporto;
  •  193 da addestramento;

e di:

  •  200 carri armati;
  •  164 pezzi di artiglieria semovente;
  •  90 pezzi di artiglieri trainata.

In tempo di pace:

L'Operazione “Strade Sicure” torna al centro del dibattito istituzionale.

A riaccendere i riflettori è stato il Capo di Stato Maggiore della DifesaGenerale Luciano Portolano, durante un'audizione davanti alle Commissioni Esteri-Difesa di Camera e Senato. Alla domanda del senatore Bruno Marton (M5S) sul futuro dell'Operazione, Portolano ha espresso un dubbio ormai non più marginale: “Strade Sicure nasce in un momento di crisi, d'emergenza. Ora c'è da chiedersi se l'emergenza continua”.

Un'apertura chiara a una riflessione sul modello attuale e sulle modalità di impiego del personale, che oggi vede coinvolti 6.800 militari sul territorio nazionale. Portolano non ne mette in discussione il valore, ma sottolinea l'urgenza di una riforma: “Serve maggiore capacità ed efficacia, magari con un pattugliamento più dinamico”.

Ma il Viminale blinda Strade Sicure: “È un caposaldo della sicurezza

A queste parole, però, è seguito il tempestivo chiarimento del Viminale. Il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni ha infatti definito Strade Sicure come “uno dei capisaldi delle politiche di sicurezza sul territorio”, affermando che si tratta di una “misura fortemente sostenuta dal Governo” e “molto apprezzata dai sindaci di ogni orientamento politico”. Il rifinanziamento per il prossimo triennio è stato già assicurato, insieme all'estensione dell'Operazione “Stazioni Sicure” a 800 unità. Il messaggio è chiaro: nessun taglio all'orizzonte.

Ma c'è un altro aspetto su cui Molteni ha voluto insistere: le modalità di impiego delle unità militari non dipendono dalla Difesa, bensì dal Ministero dell'Interno, e a seguire da prefetti e questori. Un richiamo istituzionale che, di fatto, ribadisce come i militari dell'Esercito siano utilizzati come forza di supporto, senza però un corrispondente riconoscimento normativoeconomico o logistico.

Il dibattito riaperto da Portolano è utile e opportuno. Ma ora non si può più far finta di niente: se l'Esercito è ritenuto indispensabile per la sicurezza del Paese, come affermato dallo stesso Viminale, allora i nostri militari devono ricevere il trattamento che meritano”. A dirlo è Francesco Gentile, Segretario Generale di ASPMI, che da tempo denuncia le condizioni in cui si trovano a operare i soldati impiegati nell'Operazione Strade Sicure.

Le difficoltà sono molteplici - continua Gentile – a partire da un equipaggiamento spesso inadeguato. In estate ci si ritrova in strada con divise invernali, salvo che non si compri di tasca propria una maglietta a maniche corte, tra l'altro concessa solo a discrezione del Comandante. In inverno, invece, ci sono mezzi che non proteggono neppure dalla pioggia. E tutto questo mentre si condividono gli stessi rischi delle Forze di Polizia, ma con meno tutele e meno diritti”.

Alloggi inadeguati, indennità ferme, straordinari dimezzati

ASPMI torna anche sul tema degli alloggi: “Abbiamo raccolto diverse testimonianze da parte dei nostri iscritti – ricorda Gentile – che parlano di stanze sovraffollate, con più di quattro militari per camera, e condizioni di riposo inadeguate, spesso compromesse dal continuo via vai di chi lavora su turni sfalsati. In alcune sedi manca persino un locale idoneo per rifocillarsi prima o dopo sette ore di pattugliamento sotto il sole o sotto la pioggia”.

Dal punto di vista economico, poi, la situazione è ferma al 2008. L'indennità omnicomprensiva per chi partecipa a Strade Sicure non è mai stata aggiornata, nonostante il crescente numero di militari coinvolti e l'importanza strategica riconosciuta dalla politica. Inoltre, le ore di straordinario retribuite sono molto inferiori rispetto a quelle garantite al personale delle Forze dell'Ordine con cui i soldati lavorano fianco a fianco.

E con questo riteniamo di aver abbondantemente trattato l’argomento dal punto di vista e interesse del cittadino italiano che e' invitato a festeggiare questa ricorrenza.

VIVA L’ITALIA !!!!   W le FF.AA.

G. Troilo / A. Quattrocchi    FIDCA UDINE Maggio 7 2025