Per non dimenticare:
Contributo alla conoscenza e mai dimenticare
il Valore dei Nostri Soldati!
L’ESERCITO
ITALIANO
In occasione della recente ricorrenza della
nascita del nostro esercito terrestre diffondiamo una informativa storica ed
attuale sull’argomento già trattato in varie sedi.
Cominciamo col dire
che l’Esercito Italiano è la componente terrestre delle forze
armate italiane, delle quali fanno parte anche la Marina Militare, l'Aeronautica Militare e l'Arma
dei Carabinieri, tutte dipendenti dal capo di stato maggiore della difesa e inserite nel Ministero
della difesa.
Breve storia (da Wikipedia):
Armi e specialità
Le Armi dell'Esercito
Italiano sono sei, mentre tra le specialità attive la più antica è quella dei
"granatieri", la più giovane quella dei "lagunari":
·
Arma di Fanteria, con le seguenti specialità:
·
Granatieri
·
Bersaglieri
·
Alpini
·
Paracadutisti
·
Lagunari
·
Arma di Cavalleria, con le seguenti specialità:
·
Cavalleria
di Linea (Dragoni, Lancieri, Cavalleggeri)
·
Carristi
·
Arma di Artiglieria, con le seguenti specialità:
·
Artiglieria
terrestre (comprende l'artiglieria campale, semovente, pesante e da montagna)
·
Artiglieria contraerei
·
Arma del genio, con le seguenti specialità:
·
Guastatori
·
Pionieri
·
Pontieri
·
Ferrovieri
·
Arma delle Trasmissioni, con le seguenti specialità:
·
Telematica (ovvero
trasmissione di voce e dati)
·
Guerra Elettronica
·
Arma dei Trasporti e Materiali
L'Arma dei Carabinieri fu, fino al 2000, la prima
Arma dell'Esercito, e successivamente fu elevata a rango di quarta forza armata
italiana.
Corpi
Corpo di commissariato
Corpo Sanitario
Corpo degli Ingegneri
Specialità di forza armata
Aviazione
dell'Esercito.
·
Aviazione
dell'Esercito: è l'unica Specialità della Forza Armata che non appartiene a nessuna Arma o Corpo dell'Esercito ma è formata da personale
altamente qualificato proveniente da qualsiasi Arma, Corpo o altra Specialità[21].
Da allora il Regio Esercito ha
partecipato alla Terza guerra di indipendenza, alle campagne coloniali, alla prima guerra mondiale, alla guerra d'Etiopia, quindi alla seconda guerra mondiale, dal 1940 dalla parte dell'Asse e dopo l'8 settembre 1943
dalla parte degli Alleati.
Terminata la fase di
transizione del secondo dopoguerra, periodo durante il quale alcune unità erano
ancora sotto il controllo Alleato, l'ingresso dell'Italia nella NATO comportò per l'Esercito una riorganizzazione e un ammodernamento in
funzione di contrasto a un'eventuale azione militare da parte delle forze
del Patto di Varsavia. Con l'avvento del XXI secolo l'Arma dei Carabinieri che prima faceva parte
dell'esercito nel 2000 ha assunto il rango di forza armata.
L'emanazione poi della legge 23
agosto 2004, n. 226 ha
determinato la sospensione alle chiamate del servizio militare obbligatorio a partire dal 2005 accanto a un processo di riforma
generale accompagnato da una progressiva riduzione di effettivi.
L'esercito cobelligerante e la nascita della Repubblica
L'esercito repubblicano nacque dall'Esercito cobelligerante italiano, dopo la proclamazione della Repubblica il 2 giugno 1946. La sua base consisteva
nel Corpo
italiano di liberazione, che aveva partecipato alla campagna
d'Italia al
fianco della forze Alleate contribuendo alla liberazione del territorio
nazionale. Dopo la cessazione delle ostilità, la Missione Militare Alleata il
14 novembre 1945 stabilì le norme alle quali il nuovo esercito, detto "di
transizione", doveva attenersi[8]. La struttura doveva rimanere quella stabilita fino
alla firma del trattato di pace. I cinque Gruppi di Combattimento che erano stati costituiti via
via che le forze Alleate avanzavano divennero altrettante divisioni binarie,
cioè formate da due reggimenti (solo di fanteria)[8]: Divisione fanteria "Friuli", "Cremona", "Legnano", "Folgore" e "Mantova".
A queste si aggiungevano tre
divisioni di sicurezza interna, la "Aosta", la "Reggio (originariamente "Sabauda") e la "Calabria" cui si aggiungevano altri dieci reggimenti di cui tre alpini, portando la forza complessiva di quelle che venivano
denominate "forze mobili e locali" a 90 000 uomini[8].
Altre componenti
dell'esercito di transizione erano l'Organizzazione centrale e undici comandi
militari territoriali che dovevano sostituire le funzioni dei preesistenti
comandi di corpo d'armata in tempo di pace, per complessivi 9.000 uomini;
l'amministrazione, comprendente le unità dei servizi con altri 31.000 uomini;
la componente detta "Addestramento e complementi" che raggruppava il
Centro Addestramento Complementi di Cesano e le scuole
militari, per complessivi 10.000 uomini, che portavano il totale a 140.000
uomini[8]. Alcuni reparti, consistenti in una
divisione, sei raggruppamenti e due gruppi di battaglioni (equivalenti a
reggimenti) rimanevano ancora sotto il comando Alleato[
Gli anni cinquanta
Dopo la fase di
transizione, con l'accettazione dell'Italia nella NATO, le forze armate vengono rinforzate e riarmate, con un
consistente concorso degli Stati Uniti d'America in
termini di mezzi; la dottrina di impiego e l'addestramento vengono uniformati
agli standard dell'alleanza, e vengono tenute regolarmente esercitazioni
congiunte.
La consistenza dei
reparti operativi cresce fino a raggiungere dieci divisioni di fanteria e tre
corazzate ("Ariete",
"Centauro" e
"Pozzuolo del Friuli") cui si
aggiungevano cinque brigate alpine.[9] Nel 1954 la struttura di comando
fu organizzata su due armate e cinque corpi d'armata, cui si aggiungeva il
"Corpo per la sicurezza della Somalia", paese affidato all'Italia per
mandato fiduciario dalle Nazioni Unite fino al 1960; di conseguenza, il corpo venne sciolto nello stesso
anno[9].
Con il concretizzarsi della minaccia di invasione da parte
del Patto
di Varsavia viene definita dalla NATO
la dottrina di difesa avanzata, che in Italia portò alla denominazione della "soglia di Gorizia" come linea di difesa alla quale doveva essere
idealmente fermata l'eventuale invasione e al miglioramento ed estensione
del Vallo
Alpino, sistema di fortificazioni inizialmente
concepito sotto il fascismo per contrastare una minaccia proveniente dalla Germania e successivamente ripristinato dall'inizio degli anni
cinquanta fino al 1992, sotto il presidio di reparti appositamente dedicati
allo scopo: Alpini d'arresto e Fanti
d'arresto[10].
Nacque la III Brigata missili che, dotata di
missili "Honest John" prima (trentadue lanciatori[11]) e
"Lance"
poi, acquisì la capacità di lancio di testate tattiche nucleari.
Gli anni settanta - la riforma
Nel 1975 l'Esercito Italiano è stato interessato da una delle
più radicali riforme della sua storia. La riforma venne promossa dal generale Andrea Cucino,
che diventato capo di stato maggiore dell'esercito il
1º febbraio 1975,
ordinò una revisione immediata della struttura della forza armata.
Dopo due mesi dal suo insediamento, Cucino e il suo staff presentarono un piano
per ristrutturare l'intera forza armata e
dopo aver assicurato ulteriori 1.100 miliardi di lire in
dieci anni per modernizzare l'equipaggiamento dell'esercito, ordinò che la
riforma avesse inizio il 1º settembre 1975; il 31 dicembre 1975 la riforma era
conclusa e gli organi, le unità, la dottrina, l'addestramento e
l'organizzazione dell'esercito erano stati radicalmente modificati. Tra gli
aspetti più rilevanti della riforma l'abolizione del livello reggimentale,
con i battaglioni autonomi all'interno delle brigate.
Dopo la riforma le unità operative erano pronte al 93%, con la Divisione corazzata
"Ariete" pronta al 100% così come il Comando di artiglieria
antiaerea.
Gli anni ottanta-novanta e le missioni internazionali
Con l'inizio degli
anni ottanta l'esercito ha affrontato, dal 1980 al 1982, la sua prima missione
armata (cioè non limitata alla sola presenza di osservatori) all'estero,
la Missione
Italcon, durante
la guerra in
Libano come
forza di pace. Durante la missione, effettuata congiuntamente con forze di
altri paesi NATO tra i quali Stati Uniti e Francia, il contingente ha guadagnato la fiducia delle parti
contrapposte, riuscendo a non essere vittima di disastrosi attacchi che invece
colpirono le altre forze multinazionali e perdendo alla fine un solo uomo a
causa dell'esplosione di una mina.
Nel 1992, dopo le
stragi mafiose in Sicilia, fu utilizzato per l'operazione di polizia Vespri
siciliani, che durò
diversi anni.
La caduta del muro di Berlino e il dissolvimento del Patto di Varsavia diedero
una nuova dimensione alle forze armate italiane, non più in funzione
esclusivamente difensiva ma anche e soprattutto in supporto alle iniziative
di peacekeeping (come viene denominata
internazionalmente un'operazione di mantenimento della
pace). L'esercito venne infatti schierato nella missione ONU in Namibia (UNTAG,
1989-1990), in Albania e Kurdistan nel 1991, e in Somalia con l'operazione IBIS dal
1992 al 1994, operando nell'ambito dell'UNITAF, una delle operazioni più complesse in teatro estero
dalla fine della seconda guerra mondiale. Il contingente italiano, nello
svolgere il suo lavoro sul campo somalo, subì un'imboscata che causò la morte
di alcuni soldati (battaglia del
pastificio). Seguirono
la missione ONU in Mozambico (1993-1995, ONUMOZ) e quelle in Bosnia ed Erzegovina (1995-2002, UNMIBH), TimorEst (1999-2000, UNAMET) (1999, UNMIK)[ .
Le riforme degli anni 2000
A partire dagli anni 1990 l'esercito italiano cominciò ad attraversare una
serie di trasformazioni come l'istituzione del ruolo dei volontari in
ferma breve (VFB)
prima[14] e dei volontari in
ferma annuale (VFA)
poi[15]. Dall'anno 2000 poi la partecipazione ai concorsi per
l'accesso a tutte le FF.AA fu aperta anche alle donne senza alcuna limitazione
di impiego, anche in incarichi di combattimento. In quello stesso anno si ebbe
poi la separazione funzionale[sembra più una modifica burocratica / classificatoria
che di funzione] dell'Arma dei Carabinieri dall'esercito, elevata al
rango di forza armata, cessando di essere una specialità
dell'esercito, e perdendo la tradizionale provenienza del suo Comandante
generale dalle file dell'Esercito.
Con la legge Martino del 2004 e la sospensione delle chiamate
al servizio
militare in Italia, venne
avviata un notevole fase di ristrutturazione e ottimizzazione delle risorse
soprattutto umane (la forza operativa passò negli anni da oltre 230.000 a circa
102.000) ne è discesa una concezione delle forze armate e una razionalizzazione del loro impiego
completamente nuove e molto più agili.
Nel 2013 l'ultima
profonda riorganizzazione, razionalizzando in particolare la componente
operativa, e con la nascita del Comando delle forze speciali dell'Esercito.
Nel 2024 l'esercito ha
pianificato un investimento di 23 miliardi di euro in 10 anni per il rinnovo
completo del suo parco cingolati (una delle commesse più sostanziose a livello
europeo).
Oggi:
Armi e specialità
Le Armi dell'Esercito
Italiano sono sei, mentre tra le specialità attive la più antica è quella dei
"granatieri", la più giovane quella dei "lagunari"[20]:
·
Arma di Fanteria, con le seguenti specialità:
·
Granatieri
·
Bersaglieri
·
Alpini
·
Paracadutisti
·
Lagunari
·
Arma di Cavalleria, con le seguenti specialità:
·
Cavalleria
di Linea (Dragoni, Lancieri, Cavalleggeri)
·
Carristi
·
Arma di Artiglieria, con le seguenti specialità:
·
Artiglieria
terrestre (comprende l'artiglieria campale, semovente, pesante e da montagna)
·
Artiglieria contraerei
·
Arma del genio, con le seguenti specialità:
·
Guastatori
·
Pionieri
·
Pontieri
·
Ferrovieri
·
Arma delle Trasmissioni, con le seguenti specialità:
·
Telematica (ovvero
trasmissione di voce e dati)
·
Guerra Elettronica
·
Arma dei Trasporti e Materiali
L'Arma dei Carabinieri fu, fino al 2000, la prima
Arma dell'Esercito, e successivamente fu elevata a rango di quarta forza armata
italiana.
Corpi
I Corpi dell'Esercito Italiano sono i seguenti:
·
Corpo di Commissariato dell'Esercito Italiano
·
Corpo Sanitario dell'Esercito Italiano
·
Corpo degli Ingegneri dell'Esercito
·
Specialità di forza armata
Aviazione
dell'Esercito.
·
Aviazione dell'Esercito: è l'unica Specialità della Forza Armata che non appartiene a nessuna Arma o Corpo dell'Esercito ma è formata da personale altamente qualificato proveniente da
qualsiasi Arma, Corpo o altra Specialità.
Struttura e organizzazione
Lo stato maggiore
Lo stato
maggiore dell'Esercito (SME), con sede a Roma, è
l'organismo deputato alla definizione delle politiche di Forza Armata ed è la
struttura al vertice del comando dell'Esercito Italiano[25].
Per l'attività di comando e
controllo sulle unità dell'Esercito, il capo di stato maggiore dell'Esercito italiano[26], coadiuvato da un sottocapo di stato maggiore, si
avvale di nove alti comandi[27] retti da altrettanti generali di
corpo d'armata e da
un Ispettorato diretto da un tenente generale. Si avvale inoltre del Sottufficiale di Corpo dell'Esercito per i rapporti con sottufficiali, graduati e
volontari.
Le aree di vertice
Il capo di stato
maggiore si avvale di aree di vertice:
·
Comando delle forze operative
terrestri, con sede in Roma è elemento di organizzazione
dell'Esercito responsabile dell'indirizzo delle attività di approntamento e
costituisce lo staff per il capo di stato maggiore dell'esercito per le
problematiche connesse alla generazione delle forze per le operazioni,
l'addestramento, l'approntamento.
·
Comando per la formazione, specializzazione e
dottrina dell'Esercito[30] di Roma, si occupa della formazione,
specializzazione e dottrina di tutto il personale militare dell'Esercito.
·
Comando logistico dell'Esercito[31] da cui dipendono, sul piano tecnico-funzionale,
le unità della logistica di sostegno e della logistica di aderenza.
·
NATO Rapid Deployable Corps - Italy[32], è un Comando multinazionale, della consistenza di
una brigata, con sede in Solbiate Olona, Varese. L'Italia
fornisce il 90% del personale, il rimanente 10% è costituito da militari
provenienti da altre nazioni.
I seguenti comandi sono alle
dipendenze del Comando delle forze operative terrestri:[33]
·
Comando truppe alpine[34], dislocato in Bolzano, raccoglie in sé la maggioranza
dei reparti da montagna dell'Esercito Italiano e ne è responsabile per
l'addestramento e la preparazione.
·
Comando Forze
Operative Nord[35] con sede a Padova, svolge le funzioni di comando
e controllo nei concorsi operativi e no, su tutto il territorio dell'Italia
centro-settentrionale, a dieci Regioni Amministrative, impiegando i reparti
della Forza armata in caso di bonifica del territorio da ordigni bellici, di
concorso alle forze di polizia o di calamità naturali.
·
Comando Forze
Operative Sud, con sede a
Napoli, svolge funzioni analoghe a quelle del Comando Forze Operative Nord, per
quanto riguarda le regioni meridionali.
·
Comando delle forze operative terrestri di supporto[ acquartierato a Verona. È deputato alla gestione di tutti i Comandi delle
Armi di supporto al combattimento della forza armata.
L'organizzazione dettagliata fino al
livello battaglione viene riportata nell’articolo Organizzazione dell'Esercito Italiano.
Corpi ausiliari, speciali e volontari
·
Corpo militare volontario della Croce Rossa Italiana (CM-CRI)
·
Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa
Italiana (IIVV-CRI)
·
Corpo
militare dell'Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine
di Malta (CM-SMOM)
·
Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione
dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (IIVV-SMOM)
·
Ordinariato militare per l'Italia (OMI)
Dal sito FORZE ITALIANE:
uomini, armi e numero di mezzi
Il nostro esercito saprebbe fronteggiare un conflitto
bellico?
Analizziamo gli armamenti di cui dispone l’EI.
Nel caso in cui il nostro Paese dovesse essere coinvolto nel conflitto russo-ucraino, quanto
è forte l’Esercito Italiano?
È una domanda che sta attanagliando milioni di italiani, un interrogativo
lecito visti i tempi che stiamo vivendo e alla luce della circolare dello Stato Maggiore Esercito nella quale viene stabilito di
ridurre i congedi e potenziare il warfighting.
Sebbene il
capo del dicastero della Difesa, Lorenzo Guerini, abbia smentito un nostro
coinvolgimento diretto nel conflitto armato, i nostri commilitoni sarebbero
pronti a partire qualora lo scenario di guerra vedesse schierata la NATO a difesa dei confini europei dalla minaccia
russa.
Quando parliamo di Comparto Difesa e Sicurezza ci riferiamo a:
- Esercito Italiano;
- Marina Militare;
- Aeronautica Militare.
Il personale di questi corpi è ad ordinamento militare e
dal momento in cui è stata abolita la leva obbligatoria (a partire dai nati il
1° marzo 1986), l’esercito si è trasformato in un corpo di
professionisti.
Alla luce anche delle recenti dichiarazioni dell’ex tennista ucraino, oggi
in prima linea al fronte, Sergiy Stakhovsky, che aveva paragonato l’esercito
ucraino e quello italiano, analizziamo meglio di quanti uomini,
armi e mezzi si compone il nostro esercito.
Esercito italiano: quanti uomini
Il Global Fire Power, il think that che si occupa del
monitoraggio di ciò che riguarda il mondo militare, ha stilato una classifica,
mediante l’utilizzo del “PowerIndex”, l’indice che tiene conto di 55
fattori che determinano la potenza bellica di uno stato, ed è collocato l’Italia all’11°
posto
Le Forze Armate, appartenenti al Comparto Difesa, ammontano a circa 162.000
unità. Gli obiettivi fissati dalla legge 244/2012 prevedono,
entro il 2024, una riconfigurazione in senso riduttivo della Forza Armata che
dovrebbe avere al suo interno circa 90.000 militari e 6.300
civili.
Con i venti di guerra che soffiano e con il
pericolo imminente di una terza
guerra mondiale, abbiamo ragione di credere che la riduzione
sia di là da venire, tenendo conto anche che, lo scorso anno, sono stati
pianificati 31
programmi di riarmo, con un impegno di spesa di 15 miliardi di euro,
secondo i calcoli dell’Osservatorio Mil€x per le spese militari italiane.
Di questa ingente somma stanziata, 300 milioni sono
già stati collocati nel 2021 e mezzo
miliardo per le spese di quest’anno.
Esercito italiano: armi
Le Armi dell’Esercito Italiano sono sei:
- Fanteria;
- Cavalleria;
- Artiglieria;
- Genio;
- Trasmissioni;
- Trasporti e Materiali.
I Corpi sono:
- Corpo Sanitario;
- Corpo di Commissariato;
- Corpo Ingegneri.
L’Esercito ha in dotazione un fucile AR 70/90, un’arma d’assalto
camerata per il calibro 5,56x45mm NATO. Tuttavia, dal 2010 lo si sta
gradualmente sostituendo con la Beretta ARX-160, all’interno del
programma Soldato Futuro dell’Esercito Italiano.
Inoltre, vi sono anche:
- Fucile ARX 160 A1 e A3;
- Fucile ARX 160 A2;
- Fucile di precisione BARRETT M82 cal.50;
- Fucile di precisione SAKO TRG 42 cal.338;
- Mortaio;
- Mitragliatrice;
- Controcarri “SPIKE”.
La spesa per l’acquisto di armi di ultima generazione ha avuto un
incremento del 30% in più nel 2022, puntando su Tempest e
nuovi carri armati.
Esercito italiano: mezzi
Per l’acquisto di armi e tecnologie militari, il ministero della Difesa ha
stanziato anche 3,88 milioni di euro per l’acquisto di loitering
munitions, ovvero piccole munizioni orbitanti, noti anche come droni
kamikaze.
I droni sono tra le voci di spesa più finanziate, quasi 2,2
miliardi dal 2021 al 2035. Tra cui:
- Velivoli a Pilotaggio Remoto (RPA), per
missioni in aree di lunga durata a media altitudine, per potenziare il
sistema di sorveglianza ed intelligence;
- Tempest, supercaccia di sesta generazione,
più avanzato dell’F35;
- Due nuovi cacciatorpedinieri;
- Mezzi navali;
- Velivoli tattici leggeri e multiruolo;
- Ammodernamento missilistica e contraerea;
- Due cisterne volanti Boeing KC-767, per il
rifornimento in volo degli aerei;
- Carri armati da combattimento.
Ben 190 milioni di euro sono stati stanziati per
applicazioni di intelligenza artificiale e l’Italia si è dotata anche di
un Centro Operazioni in Rete (COR) per il coordinamento e la
difesa dagli attacchi cibernetici e 147,7 milioni l’aggiornamento
delle telecomunicazioni.
A livello aereo, 1,22 miliardi saranno spesi per la piattaforma
Gulfstream G550, un velivolo di ricognizione e sorveglianza. Oltre ai
velivoli effettivi, divisi in:
- 4.036 civili;
- 13.100 riservisti;
- 716 aeromobili;
- 142 F-35
“Lo sforzo è quello di lavorare su un sistema interforze in modo
imminente” ha commentato Angelo Tofalo, Movimento 5 Stelle, già
sottosegretario alla Difesa nel governo Conte I, con coordinamenti interforze
tra Esercito, Marina e Aeronautica e a livello Nato.
Inoltre, il nostro esercito dispone di 828 velivoli:
- 90 caccia;
- 186 da attacco;
- 424 da trasporto;
- 193 da addestramento;
e di:
- 200 carri armati;
- 164 pezzi di artiglieria semovente;
- 90 pezzi di artiglieri trainata.
In tempo di pace:
L'Operazione “Strade Sicure” torna
al centro del dibattito istituzionale.
A riaccendere i riflettori è
stato il Capo di
Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano,
durante un'audizione davanti alle Commissioni Esteri-Difesa di Camera e Senato.
Alla domanda del senatore Bruno Marton (M5S) sul futuro dell'Operazione,
Portolano ha espresso un dubbio ormai non più marginale: “Strade Sicure
nasce in un momento di crisi, d'emergenza. Ora c'è da chiedersi se l'emergenza
continua”.
Un'apertura chiara a una
riflessione sul modello attuale e sulle modalità di impiego del personale, che
oggi vede coinvolti 6.800
militari sul territorio nazionale. Portolano non ne mette
in discussione il valore, ma sottolinea l'urgenza di una riforma: “Serve
maggiore capacità ed efficacia, magari con un pattugliamento più dinamico”.
Ma il
Viminale blinda Strade Sicure: “È un caposaldo della sicurezza”
A queste parole, però, è
seguito il tempestivo chiarimento del Viminale. Il sottosegretario
all'Interno Nicola
Molteni ha infatti definito Strade Sicure come “uno dei
capisaldi delle politiche di sicurezza sul territorio”, affermando che si
tratta di una “misura fortemente sostenuta dal Governo” e “molto
apprezzata dai sindaci di ogni orientamento politico”. Il rifinanziamento
per il prossimo triennio è stato già assicurato, insieme all'estensione
dell'Operazione “Stazioni Sicure” a 800 unità. Il messaggio è chiaro: nessun taglio all'orizzonte.
Ma c'è un altro aspetto su cui Molteni ha voluto insistere:
le modalità di impiego delle unità militari non dipendono dalla Difesa,
bensì dal Ministero dell'Interno, e a seguire da prefetti e questori. Un
richiamo istituzionale che, di fatto, ribadisce come i militari dell'Esercito
siano utilizzati come forza di supporto, senza però un corrispondente riconoscimento normativo, economico o logistico.
“Il dibattito riaperto da
Portolano è utile e opportuno. Ma ora non si può più far finta di niente: se
l'Esercito è ritenuto indispensabile per la sicurezza del Paese, come affermato
dallo stesso Viminale, allora i nostri militari devono ricevere il trattamento
che meritano”. A dirlo è Francesco
Gentile, Segretario Generale di ASPMI, che da tempo denuncia le
condizioni in cui si trovano a operare i soldati impiegati nell'Operazione
Strade Sicure.
“Le difficoltà sono
molteplici - continua Gentile – a partire da un
equipaggiamento spesso inadeguato. In estate ci si ritrova in strada con divise
invernali, salvo che non si compri di tasca propria una maglietta a maniche
corte, tra l'altro concessa solo a discrezione del Comandante. In inverno,
invece, ci sono mezzi che non proteggono neppure dalla pioggia. E tutto questo
mentre si condividono gli stessi rischi delle Forze di Polizia, ma con meno
tutele e meno diritti”.
Alloggi
inadeguati, indennità ferme, straordinari dimezzati
ASPMI torna anche sul tema
degli alloggi: “Abbiamo raccolto diverse testimonianze da parte dei nostri
iscritti – ricorda Gentile – che parlano di stanze
sovraffollate, con più di quattro militari per camera, e condizioni di riposo
inadeguate, spesso compromesse dal continuo via vai di chi lavora su turni
sfalsati. In alcune sedi manca persino un locale idoneo per rifocillarsi prima
o dopo sette ore di pattugliamento sotto il sole o sotto la pioggia”.
Dal punto di vista economico, poi, la
situazione è ferma al 2008. L'indennità omnicomprensiva per chi partecipa a
Strade Sicure non è mai stata aggiornata, nonostante il crescente numero di
militari coinvolti e l'importanza strategica riconosciuta dalla politica.
Inoltre, le ore di straordinario retribuite sono molto inferiori rispetto a
quelle garantite al personale delle Forze dell'Ordine con cui i soldati
lavorano fianco a fianco.
E con questo riteniamo di aver
abbondantemente trattato l’argomento dal punto di vista e interesse del
cittadino italiano che e' invitato a festeggiare questa ricorrenza.
VIVA L’ITALIA !!!! W le FF.AA.
G. Troilo / A. Quattrocchi
FIDCA UDINE Maggio 7 2025