domenica 2 ottobre 2022

FIDCA Udine a : Trivignano Udinese 1/10/2022-Cerimonia in suffragio della Principessa Mafalda di Savoia e Ricordo ai Caduti Italiani

Il g. 1 Ottobre 2022 presso il Parco della Famiglia Serafini alla Dogana Vecchia in Trivignano Udinese- Ud- si e' svolta la Cerimonia in Suffragio della Principessa Mafalda di Savoia alla presenza di un numeroso pubblico e di molte Associazioni d'Arma, fra cui :l'Associazione Bersaglieri di Palmanova,la Sezione dell'Artiglieria di Buttrio, il Club per l'Unesco di Udine con la Presidente Dottoressa Renata Capria d'Aronco -Socia Onoraria FIDCA di Udine, gli Ordini Dinastici FVG, Guardie Reali alle Tombe del Pantheon, Cacciatori delle Alpi anche con il Presidente Nazionale Vincenzo Verdino-Socio Onorario FIDCA di Udine. La Fidca di Udine ha partecipato con il Presidente della Sezione Antonello Quattrocchi, il vice-Presidente Valter Bortolotti, il Socio Giuseppe Troilo e Michele Vidon .La Cerimonia e' stata organizzata dall'amico Alessandro Berghinz delegato di Udine e Pordenone dell'Istituto Nazionale per le Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon,fra l'altro Socio Fidca con l'incarico di Presidente del Collegio dei Probiviri della Sezione di Udine. Oltre l'appassionato intervento di Alessandro Berghinz - AICODS-che ha avviato la Cerimonia ricordando la figura ed il sacrificio della Principessa Mafalda, a seguire dal Sindaco di Trivignano uff. Roberto Fedele, che ha sottolineato con passione l'importanza del Ricordo storico e di non perdere la Memoria  poichè il Sacrificio e le sofferenze patite dai molti non si debbono scordare, ha sottolineato inoltre che bisogna spingere la nuove generazioni a conoscere e rispettare la Nostra Storia. Sono stati onorati presso un  altro monumento i Caduti Italiani della Prima Guerra Mondiale, il tutto nel Parco della Famiglia  Serafini, dove il titolare, l'amico Pio, ha messo in primo piamo piano la sua passione storica e l'impegno intellettuale e materiale a Non Dimenticare!










Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana di
Savoia, langravia d’Assia, secondogenita di re Vittorio Emanuele
III e della Regina Elena del
Montenegro, nasce a Roma il 19
novembre 1902. Il nome era
stato scelto da Vittorio Emanuele,
ricordando Matilde di Savoia,
figlia di Amedeo III, il crociato
fondatore dell’abbazia di Altacomba,
e sorella di Umberto III
il Beato. Matilde sposò nel 1146
Alfonso di Borgogna, primo re
del Portogallo ed ebbe una figlia
che chiamò Mafalda (in lingua
portoghese Mahalda): promessa
ad Alfonso II d’Aragona, la
principessa preferì il monastero
alle nozze, morendo poi in odore di santità ed è tuttora venerata a
Cascia (Perugia). Un’altra Mafalda di sangue blu, ma non di Savoia,
fu regina di Castiglia, beatificata da papa Pio VI.
Mafalda cresce in un ambiente più familiare che nobiliare. Quando
nel 1900, all’assassinio di Umberto I, Vittorio ed Elena salirono
sul trono, cambiano radicalmente la vita di corte. Il Quirinale fu la
loro prima dimora, ma scelsero di vivere nell’ala detta «della Palazzina
», la zona più raccolta e per ubicazione e per struttura, per poi
andare ad abitare a Villa Savoia. Il temperamento di Mafalda era
allegro e brillante: estroversa e socievole, trascorse una giovinezza
felice, grazie alla forte unione familiare, alla presenza costante e
dolce della regina Elena, all’affetto di Vittorio Emanuele III,
all’affiatamento con il fratello Umberto e le sorelle, in modo del
tutto speciale con la principessa Giovanna. Di indole docile ed
ubbidiente, ereditò dalla madre il senso della famiglia, i valori
cristiani, la passione per l’arte e la musica. Amava il ballo e in
particolare la musica classica, soprattutto le opere di Giacomo
Puccini, il quale le disse che proprio a lei avrebbe dedicato la
Turandot.
Trascorse infanzia e giovinezza divisa fra Roma e le località di
villeggiatura: Sant’Anna di Valdieri, Racconigi, San Rossore. Durante
la prima guerra mondiale seguì, con le sorelle Jolanda e
Giovanna, la madre nelle frequenti visite negli ospedali ai soldati
feriti e collaborando agli innumerevoli atti di carità verso i sofferenti
ed i poveri della Regina Elena, donna dall’altissimo profilo
spirituale della quale è già introdotto il processo di canonizzazione.
Conobbe in seguito il langravio Filippo d’Assia (1896-1980),
principe tedesco, giunto in Italia per i suoi studi di architettura. Le
nozze si celebrarono a Racconigi il 23 settembre 1925. Vittorio
Emanuele III per la fausta occasione donò alla figlia un piccolo
casale romano situato fra i Parioli e Villa Savoia. Alla casa venne
dato il nome di Villa Polissena, in memoria della principessa Polissena
Cristina d’Assia-Rotenburg, seconda moglie di Carlo Emanuele
III di Savoia. Dalla loro felice unione nacquero quattro figli:
Maurizio d’Assia (1926); Enrico d’Assia (1927-1999), Ottone
( 1 9 3 7 - 1 9 9 8 ) e d E l i s a b e t t a ( 1 9 4 0 ) .
La principessa di Savoia fu donna coraggiosa che non misurava il
rischio quando si tratta di intervenire per gli altri, così come avvenne
durante la seconda guerra mondiale. Con l’armistizio dell’8
settembre 1943, Hitler progettò la sua vendetta ai danni della
famiglia reale italiana e come vittima da immolare indicò proprio la consorte del principe d’Assia. Mafalda partì per Sofia per stare accanto
alla sorella Giovanna, il cui marito, Boris III re di Bulgaria, era morto per
avvelenamento il 28 agosto 1943. La principessa di Savoia non fu messa al
corrente dell’armistizio e venne informata soltanto a cose fatte alla stazione
ferroviaria di Sinaia, in piena notte, dalla Regina di Romania, mentre
stava tornando in Italia. Tuttavia, dimentica di sé, decise di fare ritorno a
Roma per congiungersi con i suoi figli e con la sua famiglia d’origine (il
marito era prigioniero di Hitler in Germania, alla sua insaputa): era convinta
che i tedeschi l’avrebbero rispettata in quanto moglie di un ufficiale
tedesco. Con mezzi di fortuna, il 22 settembre raggiunse Roma e scoprì che
il re, la regina ed il fratello Umberto avevano lasciato la capitale. Riuscì a
rivedere, per l’ultima volta, i figli Enrico, Ottone ed Elisabetta (Maurizio
era arruolato in Germania), custoditi da monsignor Giovanni Battista
Montini, futuro Paolo VI, nel proprio appartamento.
La Gestapo, che aveva aperto su di lei un vero e proprio Dossier, fece
scattare l’«Operazione Abeba»: cattura e deportazione di Mafalda di Savoia.
Arrestata a Roma il 22 settembre 1943, venne imbarcata su un aereo con
destinazione Monaco di Baviera, fu poi trasferita a Berlino ed infine deportata
nel Lager di Buchenwald e rinchiusa nella baracca n. 15, sotto il falso
nome di Frau von Weber. Le venne vietato di rivelare la propria identità e
per scherno i nazisti la chiamavano Frau Abeba. Occupò una baracca
insieme all’ex deputato socialdemocratico Rudolf Breitscheid ed a sua
moglie, e le venne assegnata come badante la signora Maria Ruhnau, alla
quale Mafalda, in segno di riconoscenza, le regalerà l’orologio che portava
al polso. La dura vita del campo, il poco cibo (che divideva con coloro che
reputava avessero più bisogno di lei) ed il glaciale freddo invernale, deperirono
ulteriormente il già gracile e provato fisico di Mafalda.
Nell’agosto del 1944 gli anglo-americani bombardarono il lager e la sua
baracca venne distrutta. La principessa riportò gravissime ustioni e contusioni
su tutto il corpo. Fu ricoverata nell’infermeria della casa di tolleranza
dei tedeschi del lager, ma qui non venne curata. Dopo quattro giorni di
agonia, sopraggiunse la cancrena al braccio sinistro che fu amputato con un
int e rminabi l e e d i s s anguant e int e rvento chi rur g i co.
Ancora addormentata, Mafalda venne riportata nel postribolo e abbandonata,
senza assistenza. Morì a 42 anni, il 28 agosto 1944.


Bersaglieri,Bortolotti FIDCA,Cacciatori delle Alpi

Monumento Pricipessa Mafalda di Savoia

Monumento ai Caduti-Trivignano Dogana Vecchia

Bortolotti Alfiere FIDCA


Sindaco Fedele,D'Aronco Club Unesco,Berghinz,Verdino,Serafini 


Verdino,Fedele,Quattrocchi,Bortolotti,Troilo



Onori FIDCA ai Caduti, da sx Troilo,Bortolotti,Quattrocchi

Onori FIDCA a Mafalda di Savoia,da sx Quattrocchi,Troilo,Bortolotti,
fotografo Vidon


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