Tutta la Sezione FIDCA ha collaborato per mantenere vivo il Ricordo della Giornata Dedicata ai Nostri Fratelli uccisi non solo nelle Foibe ma anche della diaspora subita . E' importante l'impegno oltre che partecipativo agli atti Cerimoniali e' quello di perseguire con costanza l'impegno anche didattico atto a far si' che la Memoria non si spenga!
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
NOI NON DIMENTICHIAMO!
Sottolineo l'impegno di azione culturale svolto dagli amici e soci Fidca :Daniele Asero e Giuseppe Troilo.
da Rai : non dimenticare.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Contributo dell'amico e Socio Giuseppe Troilo:
NEL
GIORNO DEL RICORDO 2024
In occasione di questa ricorrenza sento il
bisogno di unirmi materialmente al cordoglio generale spinto sia per la mia
avanzata età e sia per aver servito la mia Italia per 35 anni con le stellette
azzurre.
Per commemorare le vittime dei massacri
delle foibe solo nel
2005, dopo circa 60 anni, è stato
istituito questo Giorno
del Ricordo, come evento pubblico commemorativo, grazie alle
pressioni degli italiani che non avevano dimenticano tanti fratelli così brutalmente trucidati.
Quasi tutti i partecipanti a questo evento ne conoscono
ormai i particolari ma è bene ricordarli per quei pochi che partecipano solo
perché disinformati o incuriositi.
Secondo le recenti stime, le vittime dell’eccidio delle
Foibe furono tra le cinquemila e le diecimila, un dato di
certo molto vago, frutto del silenzio che per circa un cinquantennio ha
circondato il ricordo di tale massacro. Ad essere uccisi non furono solo
fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini,
persone anziane per il solo fatto di essere italiani. Le zone colpite furono quelle
del Venezia-Giulia e dell’Istria, in cui ad oggi sono state
trovate più di 1700 foibe.
La
maggioranza dei condannati fu gettata nelle foibe o nelle miniere di bauxite,
alcuni mentre erano ancora in vita. Le uccisioni, secondo alcuni racconti,
avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati
l'un l'altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini
delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non
tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali,
precipitando nell'abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli
altri sventurati, costretti a sopravvivere per giorni nei fondali delle foibe.
Alcune
delle uccisioni sono rimaste impresse nella memoria comune dei cittadini per la
loro efferatezza: tra queste vi sono quelle di Norma Cossetto (cui è stata
riconosciuta la medaglia d'oro al valor civile), di don Angelo Tarticchio e
delle tre sorelle Radecchi.
“Nessuna
motivazione pretestuosa per silenziare questa tragedia o peggio può essere
invocata per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini subiti da
questi nostri fratelli italiani. Per molte vittime, giustiziate, infoibate o
morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l'unica colpa fu
semplicemente quella di essere italiani.”
Lo
ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la
celebrazione del "Giorno del Ricordo" al Quirinale. Personalmente affermo, in aggiunta, che
chiunque persegua la linea di pensiero e di condotta per mistificare e
nascondere la verità, si rende complice di quei delitti.
Inoltre,
affermo che nessun uomo può definirsi tale dopo aver commesso tali efferatezze,
anche se a seguito di ordini ricevuti. E mi sono chiesto con che coraggio
quegli uomini dopo aver eseguito quegli ordini e poi tornando alle loro case
hanno potuto guardare negli occhi i loro figli,
la moglie o la madre sapendo che molte vittime da loro infoibate erano
ancora vive, legate ai polsi con fil di ferro ad altri cadaveri o agonizzanti
per ore e forse giorni prima di esalare l’ultimo respiro nel buio e nel terrore
nelle viscere della terra che li ha inghiottiti. Io non so se nostro Signore nella sua infinita
misericordia li abbia perdonati ma so
che i colpevoli di tanta efferatezza, ormai defunti in modo più o meno
naturale, stiano marcendo all’inferno dove non esistono scusanti per le proprie
azioni in vita, naturalmente insieme a coloro che hanno impartito tali ordini.
Chiedo
perdono per la violenza delle mie parole ma il caso la giustifica.
Grazie
per l’attenzione.
Maresciallo
1^ Classe Aeronautica Militare Italiana Giuseppe Troilo