sabato 10 febbraio 2024

FIDCA Udine :Giorno del Ricordo-NOI NON DIMENTICHIAMO! Omaggio di Asero Daniele e Giuseppe Troilo

Tutta la Sezione FIDCA ha collaborato per mantenere vivo il Ricordo della Giornata Dedicata ai Nostri Fratelli uccisi non solo nelle Foibe ma anche della diaspora subita . E' importante l'impegno oltre che partecipativo agli atti Cerimoniali e' quello di perseguire con costanza l'impegno anche didattico atto a far si' che la Memoria non si spenga!









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NOI NON DIMENTICHIAMO!


Sottolineo l'impegno di azione culturale svolto dagli amici e soci Fidca  :Daniele Asero e Giuseppe Troilo.



da Rai : non dimenticare.

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Contributo dell'amico e Socio Giuseppe Troilo:

NEL GIORNO DEL RICORDO 2024

 

In occasione di questa ricorrenza sento il bisogno di unirmi materialmente al cordoglio generale spinto sia per la mia avanzata età e sia per aver servito la mia Italia per 35 anni con le stellette azzurre.

Per commemorare le vittime dei massacri delle foibe solo nel 2005, dopo circa 60 anni,  è stato istituito questo Giorno del Ricordo, come evento pubblico commemorativo, grazie alle pressioni degli italiani che non avevano dimenticano tanti  fratelli così brutalmente trucidati.

Quasi tutti i partecipanti a questo evento ne conoscono ormai i particolari ma è bene ricordarli per quei pochi che partecipano solo perché disinformati o incuriositi.

Secondo le recenti stimele vittime dell’eccidio delle Foibe furono tra le cinquemila e le diecimila, un dato di certo molto vago, frutto del silenzio che per circa un cinquantennio ha circondato il ricordo di tale massacro. Ad essere uccisi non furono solo fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane per il solo fatto di essere italiani. Le zone colpite furono quelle del Venezia-Giulia e dell’Istria, in cui ad oggi sono state trovate più di 1700 foibe.

La maggioranza dei condannati fu gettata nelle foibe o nelle miniere di bauxite, alcuni mentre erano ancora in vita. Le uccisioni, secondo alcuni racconti, avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l'un l'altro con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell'abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, costretti a sopravvivere per giorni nei fondali delle foibe.

Alcune delle uccisioni sono rimaste impresse nella memoria comune dei cittadini per la loro efferatezza: tra queste vi sono quelle di Norma Cossetto (cui è stata riconosciuta la medaglia d'oro al valor civile), di don Angelo Tarticchio e delle tre sorelle Radecchi.

“Nessuna motivazione pretestuosa per silenziare questa tragedia o peggio può essere invocata per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini subiti da questi nostri fratelli italiani. Per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l'unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani.”

Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la celebrazione del "Giorno del Ricordo" al Quirinale.  Personalmente affermo, in aggiunta, che chiunque persegua la linea di pensiero e di condotta per mistificare e nascondere la verità, si rende complice di quei delitti.

Inoltre, affermo che nessun uomo può definirsi tale dopo aver commesso tali efferatezze, anche se a seguito di ordini ricevuti. E mi sono chiesto con che coraggio quegli uomini dopo aver eseguito quegli ordini e poi tornando alle loro case hanno potuto guardare negli occhi i loro figli,  la moglie o la madre sapendo che molte vittime da loro infoibate erano ancora vive, legate ai polsi con fil di ferro ad altri cadaveri o agonizzanti per ore e forse giorni prima di esalare l’ultimo respiro nel buio e nel terrore nelle viscere della terra che li ha inghiottiti.  Io non so se nostro Signore nella sua infinita misericordia li abbia perdonati ma  so che i colpevoli di tanta efferatezza, ormai defunti in modo più o meno naturale, stiano marcendo all’inferno dove non esistono scusanti per le proprie azioni in vita, naturalmente insieme a coloro che hanno impartito tali ordini.

Chiedo perdono per la violenza delle mie parole ma il caso la giustifica.

Grazie per l’attenzione.

Maresciallo 1^ Classe Aeronautica Militare Italiana Giuseppe Troilo

FIDCA UDINE

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