TORONTO - Quando si ha la fortuna di incontrare qualcuno che ha fatto della propria esistenza un esempio di dedizione e fratellanza, non si può fare altro che soffermarsi e ascoltarlo con l’ammirazione che merita.
Con l’auspicio che ognuno di voi possa trarne lo stesso piacere, voglio parlarvi dell’ex Carabiniere, Cavaliere Ufficiale Giuseppe Simonetta, uno dei maggiori protagonisti della Comunità Italiana di Toronto il cui incontro ha reso indubbiamente più ricca la mia esperienza in Canada.
La sua è una di quelle storie che, incrociandosi con la storia degli altri ne ha assorbito un po’ l’essenza. Una di quelle storie che conserva visibilmente l’orma di chi l’ha attraversata, l’impronta di centinaia di immigrati italiani che, come lui, hanno contribuito a costruire la meravigliosa città da cui scrivo: Toronto.
Prima ancora di conoscere la sua vita, ciò che a primo impatto colpisce di questo uomo è il suo aspetto, così distinto e minuziosamente curato da nascondere facilmente buona parte dei suoi 88 anni e che si accorda, non comunemente, con la gentilezza e la cortesia dei suoi modi d’altri tempi.
L’arruolamento del Cavaliere nella Benemerita risale al 1946, esattamente nel pieno di un difficile dopoguerra in cui, come lo stesso racconta ai nostri microfoni, l’Italia era immersa in un mare di disordine e criminalità.
Ancora diciassettenne, la sua esperienza nell’Arma ebbe inizio nella Scuola Allievi di Roma per poi essere trasferito alla Legione Territoriale dei Carabinieri di Milano. Nonostante la giovane età fu impegnato spesso nei servizi di scorta di politici come Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti e il Primo Presidente dell’allora nascente Repubblica, Enrico De Nicola.
Il Cavaliere fu uno delle prime nuove reclute successive alla sconfitta che aveva cambiato profondamente l’immagine del nostro Paese. Dal suo racconto emergono le difficoltà affrontate per riorganizzare l’Arma dopo lo smembramento subito, ricoprendo, in pochi, i posti lasciati vacanti da molti Carabinieri, tra cui molti caduti in guerra, altri dispersi, altri ancora prigionieri, mentre un consistente gruppo aveva volontariamente lasciato l’Arma in seguito alla disfatta della Casa Savoia per dimostrarne la propria dedizione.
Confessa, con voce nostalgica che non nasconde quel briciolo di amarezza: “I giovani non lo sanno e non possono comprenderne l’umiliazione, ma a guerra persa, L’Arma, come l’Italia tutta, erano sotto il comando
degli Alleati. I mezzi che usavamo, persino le uniformi, appartenevano a loro e avevamo bisogno del permesso degli inglese anche per mettere la benzina nelle auto di servizio. Per un lungo periodo i Carabinieri non hanno avuto un proprio equipaggiamento, non si usava la “Grande uniforme”, o almeno, succedeva raramente. Eravamo costretti a indossare vecchie divise militari abbandonate dagli alleati in ripostigli pieni di tarli e insetti. Era davvero umiliante. Solo dopo qualche anno l’Arma ha recuperato un po’ di autonomia, ma pur sempre sotto un Comando ‘controllato’».
La sua avventura nell’Arma è finita nel 1954, quando per amore decise di raggiungere la moglie, emigrata a Timmins con alcuni familiari e in attesa del loro primo figlio.
Il nome del Cavaliere Simonetta è oggi collegato alla famosa Processione del Cristo Morto del Venerdì Santo, la quale, iniziata nel 1962, è oggi la più grande manifestazione religiosa del Nord America.
L’evento si ripete puntualmente ogni anno proprio nel cuore della città di Toronto, precisamente nella zona chiamata “Little Italy”.
Non a caso, questo caratteristico quartiere è doppiamente legato al Cavaliere Simonetta, perché fu proprio per interessamento dello stesso, il quale si adoperò in una cospicua raccolta di firme tra la comunità italiana di Toronto, se nel 1984 fu posta una targa tricolore su una lunga tratta di College Street come riconoscimento per i duri sacrifici affrontati dagli italiani per lo sviluppo di questo Paese.
Nominato “Cavaliere” al Merito della Repubblica Italiana nel 1987 e successivamente “Cavaliere Ufficiale” nel 1997, ciò che ha contraddistinto la vita di quest’uomo è senz’altro la costante e totale dedizione verso la comunità Italo-Canadese che lo accompagna ancora oggi, a 86 anni, e me lo fa ritrovare nel suo ufficio di College Street, impegnato a ricoprire tutti gli incarichi che custodisce con orgoglio: Direttore del Patronato IPAS-ANCOL al servizio della comunità italiana; notaio pubblico; Rappresentante dell’ANFE, Associazione Nazionale Famiglie Emigrati; Segretario Generale per il Canada della F.I.D.I.C.A., Federazione Ex Combattenti Alleati; Membro dell’Associazione Polizia Internazionale del Canada; Commissioner Municipality di Toronto con delega della firma legale dei documenti; Nominato Corrispondente Consolare dal Console Generale d’Italia in Toronto.
Profondamente grata nei confronti del Cavaliere Simonetta per avermi lasciato scrutare nel suo pesante e prezioso bagaglio di vita, colgo l’occasione per ringraziarlo ancora sulle pagine del nostro giornale e per augurargli una continua quanto cospicua raccolta dei frutti seminati nel suo sacrificato cammino.
D.ssa Catia RIZZO