martedì 23 ottobre 2018

Cav. Uff. Giuseppe Simonetta

TORONTO - Quando si ha la fortuna di incontrare qualcuno che ha fatto della propria esistenza un esempio di dedizione e fratellanza, non si può fare altro che soffermarsi e ascoltarlo con l’ammirazione che merita. 
Con l’auspicio che ognuno di voi possa trarne lo stesso piacere, voglio parlarvi dell’ex Carabiniere, Cavaliere Ufficiale Giuseppe Simonetta, uno dei maggiori protagonisti della Comunità Italiana di Toronto il cui incontro ha reso indubbiamente più ricca la mia esperienza in Canada. 
La sua è una di quelle storie che, incrociandosi con la storia degli altri ne ha assorbito un po’ l’essenza. Una di quelle storie che conserva visibilmente l’orma di chi l’ha attraversata, l’impronta di centinaia di immigrati italiani che, come lui, hanno contribuito a costruire la meravigliosa città da cui scrivo: Toronto. 
Prima ancora di conoscere la sua vita, ciò che a primo impatto colpisce di questo uomo è il suo aspetto, così distinto e minuziosamente curato da nascondere facilmente buona parte dei suoi 88 anni e che si accorda, non comunemente, con la gentilezza e la cortesia dei suoi modi d’altri tempi.
L’arruolamento del Cavaliere nella Benemerita risale al 1946, esattamente nel pieno di un difficile dopoguerra in cui, come lo stesso racconta ai nostri microfoni, l’Italia era immersa in un mare di disordine e criminalità.
Ancora diciassettenne, la sua esperienza nell’Arma ebbe inizio nella Scuola Allievi di Roma per poi essere trasferito alla Legione Territoriale dei Carabinieri di Milano. Nonostante la giovane età fu impegnato spesso nei servizi di scorta di politici come Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti e il Primo Presidente dell’allora nascente Repubblica, Enrico De Nicola.
 Il Cavaliere fu uno delle prime nuove reclute successive alla sconfitta che aveva cambiato profondamente l’immagine del nostro Paese. Dal suo racconto emergono le difficoltà affrontate per riorganizzare l’Arma dopo lo smembramento subito, ricoprendo, in pochi, i posti lasciati vacanti da molti Carabinieri, tra cui molti caduti in guerra, altri dispersi, altri ancora prigionieri, mentre un consistente gruppo aveva volontariamente lasciato l’Arma in seguito alla disfatta della Casa Savoia per dimostrarne la propria dedizione. 
Confessa, con voce nostalgica che non nasconde quel briciolo di amarezza: “I giovani non lo sanno e non possono comprenderne l’umiliazione, ma a guerra persa, L’Arma, come l’Italia tutta, erano sotto il comando 
degli Alleati. I mezzi che usavamo, persino le uniformi, appartenevano a loro e avevamo bisogno del permesso degli inglese anche per mettere la benzina nelle auto di servizio. Per un lungo periodo i Carabinieri non hanno avuto un proprio equipaggiamento, non si usava la “Grande uniforme”, o almeno, succedeva raramente. Eravamo costretti a indossare vecchie divise militari abbandonate dagli alleati in ripostigli pieni di tarli e insetti. Era davvero umiliante. Solo dopo qualche anno l’Arma ha recuperato un po’ di autonomia, ma pur sempre sotto un Comando ‘controllato’».
La sua avventura nell’Arma è finita nel 1954, quando per amore decise di raggiungere la moglie, emigrata a  Timmins con alcuni familiari e in attesa del loro primo figlio. 
Il nome del Cavaliere Simonetta è oggi collegato alla famosa Processione del Cristo Morto del Venerdì Santo, la quale, iniziata nel 1962, è oggi la più grande manifestazione religiosa del Nord America.
L’evento si ripete puntualmente ogni anno proprio nel cuore della città di Toronto, precisamente nella zona chiamata “Little Italy”. 
Non a caso, questo caratteristico quartiere è doppiamente legato al Cavaliere Simonetta, perché fu proprio per interessamento dello stesso, il quale si adoperò in una cospicua raccolta di firme tra la comunità italiana di Toronto, se nel 1984 fu posta una targa tricolore su una lunga tratta di College Street come riconoscimento per i duri sacrifici affrontati dagli italiani per lo sviluppo di questo Paese. 
Nominato “Cavaliere” al Merito della Repubblica Italiana nel 1987 e successivamente “Cavaliere Ufficiale” nel 1997, ciò che ha contraddistinto la vita di quest’uomo è senz’altro la costante e totale dedizione verso la comunità Italo-Canadese che lo accompagna ancora oggi, a 86 anni, e me lo fa ritrovare nel suo ufficio di College Street, impegnato a ricoprire tutti gli incarichi che custodisce con orgoglio: Direttore del Patronato IPAS-ANCOL al servizio della comunità italiana; notaio pubblico; Rappresentante dell’ANFE, Associazione Nazionale Famiglie Emigrati; Segretario Generale per il Canada della F.I.D.I.C.A., Federazione Ex Combattenti Alleati; Membro dell’Associazione Polizia Internazionale del Canada; Commissioner Municipality di Toronto con delega della firma legale dei documenti; Nominato Corrispondente Consolare dal Console Generale d’Italia in Toronto. 
Profondamente grata nei confronti del Cavaliere Simonetta per avermi lasciato scrutare nel suo pesante e prezioso bagaglio di vita, colgo l’occasione per ringraziarlo ancora sulle pagine del nostro giornale e per augurargli una continua quanto cospicua raccolta dei frutti seminati nel suo sacrificato cammino. 
D.ssa Catia RIZZO

Ricorrenza della Battaglia Di Caporetto

La FIDCA di Udine ha partecipato alla Ricorrenza della  Battaglia Di Caporetto, ora Kobarid in Slovenia, in data 20 ottobre 2018 ed alla Commemorazione dei Caduti nella Prima Guerra Mondiale, ed un omaggio ai Caduti nel vicino Cimitero Sloveno.




La FIDCA di Udine era affiancata dalla Presidenza Nazionale dei Cacciatori delle Alpi, dall’UNUCI di Cervignano, presenti erano Alte Autorità Italiane e Slovene, la manifestazione coordinata da Onor Caduti del Ministero della Difesa della Repubblica Italiana si e’ svolta con solennità e pronta partecipazione di tutte le Associazioni Combattentistice: ANFI, Ass.ne ARMA DEI CARABINIERI, Ass.ne Artiglieri, ANA, ecc..

Presenti  inoltre Console di Italia in Slovenia e Console di Slovenia in Italia,Onor Caduti, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia locale italiana e slovena, ecc.



Hanno rappresentato la FIDCA i sigg.ri Quattrocchi Antonello e Walter Bortolotti con Bandiera e hanno portato i saluti del presidente nazionale cav Eugenio Montalto.

L’Ossario, in cui sono raccolte circa 7.000 salme, è situato sul colle S. Antonio che si eleva sulla conca di Caporetto (Kobarid in sloveno), nella Slovenia occidentale, al confine con l'Italia.

La battaglia di Caporetto venne combattuta durante la Grande Guerra tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche.


Nella sera la FIDCA di Udine ha anche partecipato con forte presenza e Bandiera Associativa scortata da Quattrocchi Antonello e Walter Bortolotti ed affiancata dall’Unuci di Cervignano del Friuli, dalla Presidenza Nazionale dei Cacciatori delle Alpi-Cav Verdino Vincenzo, dal Responsabile degli Ordini Dinastici in Friuli Venezia Giulia comm. Alessandro Berghinz, da una rappresentanza del Corpo Militare della CRI di Udine: sergente maggiore Luca Braida, da rappresentanti dell’UNIRR sez. Friulana Reduci di Russia; al Ricordo della ritirata di Russia con la proiezione del Documentario: Russia: lungo la strada del ritorno, cronache della staffetta commemorativa dalla Russia all’Italia nel 75° anniversario della ritirata a cura della Associazione “Tracce di memoria” di Isola Vicentina-VI nella cittadina di Martignacco presso Villa Italia gia’ sede del Comando Militare Italiano nella Prima Guerra Mondiale. Con la partecipazione del Gruppo ANA di Ceresetto-Torreano (Ud) in memoria di Enrico Pascoletti, nato  a Martignacco e disperso a Nicolajewka..

Agli organizzatori dell’Incontro storico-culturale sono stati portati i saluti del Nostro Presidente Nazionale Cav. Eugenio Montalto.

testi a cura di 
Antonello Quattrocchi

martedì 16 ottobre 2018

Ricordo del 55 °dalla tragedia del Vajont



ll giorno 9 ottobre 2018 la FIDCA di Udine ha partecipato alle manifestazioni a ricordo del disastro del Vajont,con la Sua presenza la FIDCA ha voluto sottolineare

L’importanza del ricordo e della solidarietà e soprattutto di non dimenticare il fatto accaduto 55 anni fa dove persero la vita Più di 1900 e meno di 2000 persone, secondo le stime più attendibili,: 1909. Di certo quella del Vajont è stata una delle tragedie più gravi nella storia del nostro Paese.




A fianco della rappresentanza FIDCA di Udine,Quattrocchi Antonello e Valter Bortolotti, c’era la Associazione nazionale carabinieri, il Corpo Militare CRI di Udine e Pordenone, l’UNUCI sezione di Cervignano del Friuli,le Infermiere Volontarie di Pordenone.La Sindaca ha fatto presente ed ha sottolineato la Nostra presenza ufficialmente.

La sera del 9 ottobre 1963, alle ore 22 e 39, dal Monte Toc si stacca una frana che non può lasciare scampo: oltre due chilometri quadrati di montagna si riversano nell’invaso, 260 milioni di metri cubi di terra si tuffano nel bacino con una velocità superiore ai 20 metri al secondo.La Diga resiste; ma l’ondata che si crea nel giro di pochi secondi scavalca il bordo, si getta nella valle e prosegue la sua corsa fino a fondo valle. Decine e decine di milioni di metri cubi d’acqua distruggono tutto quello che incontrano, annullano Longarone e persone.Non dimentichiamo comunque le persone che lavoravano a turno di presidio nella diga.

Saltano i collegamenti telefonici ed elettrici e telegrafici, muoiono animali e vengono distrutti moltissimi campi agricoli,tutto coperto da fango.

Vogliamo anche ricordare i preavvisi: il g 4 novembre 1960 la montagna aveva gia’ mandato segnali poco rassicuranti ed  aveva creato il panico nei paesi della valle. Circa 700 mila metri cubi, finiti nelle acque senza fare danno alcuno.

La FIDCA con la sua presenza esprime massima vicinanza ai superstiti ma nello stesso momento un invito ai giovani a non dimenticare.

Cav.dott.Antonello Quattrocchi
Udine 12 ottobre 2018