La FIDCA di Udine ha partecipato e sostenuto e pubblicizzato la Giornata Internazionale d'Azione contro le Mine ufficializzata dall'ONU.
Questa importante Giornata svoltasi a Udine sotto l'egida organizzativa del Club per l'Unesco di Udine ha visto la partecipazione della FIDCA di Udine, Federazione che svolge e sostiene attivita' sia Solidali, Intellettuali, Culturali e di Ricordo Storico. La Giornata si e' svolta sia in collegamento telematico che in parte in presenza, rispettando le norme sanitarie in vigore.
Tema o.d.g. della Giornata ONU:
Le mine e gli ordigni bellici continuano a uccidere o ferire migliaia di persone ogni anno. Secondo l’Onu tre quarti delle vittime sono civili, che azionano i congegni, anche dopo molti anni rispetto alla fine di un conflitto. Si calcola che ogni 20 minuti nel mondo una persona e' colpita dalle mine.
Si sottolinea la differenza nel dibattito tra Mine anti-uomo e Mine anti-carro.
Per questi motivi l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la decisione dell'8 dicembre 2005, ha identificato il 4 aprile come la Giornata internazionale per la consapevolezza sulle mine e l’assistenza all’azione contro le mine.
"Con l’istituzione di questa giornata si impegnano gli Stati, mediante l’assistenza delle Nazioni Unite e delle organizzazioni interessate, a sostenere la creazione e lo sviluppo delle competenze nel settore dello sminamento nelle zone geografiche in cui le mine e residuati bellici esplosivi costituiscono una grave minaccia per la sicurezza, la salute e la vita della popolazione civile, o un intralcio all’evoluzione sociale ed economica, a sviluppare Azione conoscitiva ed istruttiva.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha creato, nel 1997, l’Agenzia ONU per l’Azione contro le Mine (UNMAS), quale punto di riferimento nel contrasto alle mine e agli ordigni bellici inesplosi, per un mondo più sicuro in cui anche le vittime di tale contesto siano inserite pienamente all’interno della società. Quattordici differenti dipartimenti delle Nazioni Unite, agenzie, programmi e fondi forniscono svariati servizi in merito e UNMAS aiuta a coordinare i loro sforzi. UNMAS si trova all’interno del Department of Peacekeeping Operations (DPKO).
Nell’ordinamento giuridico italiano la materia risulta disciplinata da più provvedimenti."
La FIDCA di Udine con Quattrocchi Antonello ed Antonio Pipere e Giuseppe Troilo con la Presidente del Club per l'Unesco di Udine Dottoressa Renata Capria d'Aronco, fra l'altro Socia Onoraria della FIDCA di Udine hanno relazionato sull'importanza di questa Giornata dedicata, rilevando e spiegando sia la storia, l'utilizzo e lo sviluppo delle mine da parte di Antonio Pipere -Fidca Udine, mentre per la situazione attuale e la presenza dislocata in varie parti del mondo ha relazionato Antonello Quattrocchi -Fidca Udine, la situazione dello sminamento ed i relativi costi economici e la gestione della organizzazione e le sue complicanze sia gestionali riferibili alla gestione umana ed al suo costo,e' stata sviluppata una relazione conoscitiva, sottolineando la situazione attuale sia nei Balcani ma sopratutto in Bosnia, dall'amico Giuseppe Troilo -Fidca Udine, mentre il vice presidente del Club per l'Unesco di Udine Maurizio Calderari, ha portato a conoscenza dei danni e del simbolo presente a Ginevra riferibile sempre alle mine.
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Sede del collegamento da dx Beltrame,Quattrocchi,Pipere,Troilo,D'Aronco,Calderari |
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LE MINE (4.IV)
Lunedì 4 Aprile 2022 - ore 17.00
Biblioteca dell’Africa - Via R.Battistig, 48 – UD
https://us02web.zoom.us/j/85734088447?pwd=L2xpVER2TUM0cXBJTXJSQkdydzI4Zz09
ID riunione: 857 3408 8447 - Passcode: 940447-collegamento telematico
Renata Capria D’Aronco
Presidente del Club per l’UNESCO di Udine
Introduzione
Teresa Gualtieri
Presidente della FICLU e del Club per l’UNESCO di Catanzaro
Saluto istituzionale
Antonio Pipere
Già Luogotenente Genio Guastatori, Socio FIDCA Udine
Storia delle mine
Antonello Adriano Quattrocchi
Già Componente del Direttivo Regionale F.V.G. LIDU - Membro FIDH-(Federazione Internazionale dei Diritti dell’Uomo), Dottore in Sociologia,Giornalista Pubblicista, Presidente -FIDCA (Federazione dei Combattenti Alleati)Sezione di Udine, Delega per i Diritti Umani nel Club per l’UNESCO di Udine
Le mine nel mondo
Giuseppe Troilo
Maresciallo Specialista A.M. facente parte della disciolta 36^ Aereobrigata I.S. Jupiter, Socio FIDCA di Udine
Mine in Bosnia
Maurizio Calderari
Presidente dell’Associazione Culturale Sicilia Friuli Venezia Giulia, Vicepresidente del Club per l’UNESCO di Udine
Mine nel mondo
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Si rilascia per i lettori, a seguire una relazione di riferimento svolta dall'amico Socio FIDCA: Giuseppe Troilo.
Le
mine nel mondo
(Estratto da: Atlante
delle guerre e dei conflitti nel mondo X edizione – Terra nuova edizioni)
https://www.atlanteguerre.it/notizie/dossier-le-mine-nel-mondo
Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata
Internazionale voluta dalle Nazioni Unite per promuovere maggiore conoscenza e
sostegno alle misure per eliminare il problema delle mine e degli ordigni
inesplosi per eradicare definitivamente questa minaccia dal Mondo
Il Trattato di messa al bando delle mine (1997) e la
Convenzione sulle Munizioni Cluster (2008) – ricorda la Campagna Italiana contro le mine –
rappresentano le due cornici legali internazionali di
riferimento per impedire l’uso, la produzione, il commercio e lo stoccaggio di
mine antipersona il primo e di munizioni cluster il secondo. Il Trattato di
messa al bando delle Mine rappresenta uno dei trattati sul disarmo umanitario
con più adesioni, l’80% dei paesi ha infatti aderito (164 stati). Ad oggi sono
stati distrutti oltre 55milioni di mine presenti negli arsenali e 30 paesi si
sono dichiarati liberi dalle mine, ultimi in termini di tempo il Cile ed il
Regno Unito lo scorso anno. Restano al mondo 60 paesi inquinati da mine e/o
munizioni cluster.
Mine antipersona continuano ad essere usate dal
governo del Myanmar così come da alcuni gruppi armati non statali presenti in
alcuni Paesi. Il 2019 è stato il quinto anno consecutivo con
un alto numero di incidenti, ne sono stati registrati oltre 5000, a causa
dell’uso indiscriminato di mine in particolare quelle definite improvvisate,
oltre ad altri residuati bellici esplosivi. Sono 34 gli Stati che ancora
detengono scorte di mine e 32 quelli che ancora non hanno aderito al Trattato
di messa al bando. Le munizioni cluster sono state usate lo scorso anno nel
conflitto in Nagorno Karabakh, e sono ancora utilizzate, in maniera
continuativa dal 2012, in Siria. Il 99% delle scorte di questi ordigni detenuti
dagli Stati Parte alla Convenzione è stato distrutto e sei paesi si sono
dichiarati liberi dalle munizioni cluster, tra cui Croazia e Montenegro lo
scorso anno.
“In questa Giornata celebriamo le vite salvate e
le terre restituite libere da ordigni inesplosi alle popolazioni, attraverso il
rispetto dei due Trattati di disarmo umanitario che
mettono al bando mine e munizioni cluster e alle attività di mine action. Ma
vogliamo anche ricordare tutti coloro che, ancora oggi, sono vittime di questi
ordigni, che hanno perso la vita o sono rimasti gravemente feriti, o ancora
sono ostaggio di queste armi perché a causa loro non possono fare ritorno in
sicurezza nelle proprie case – dichiara Giuseppe
Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine – l’unico
modo per garantire che queste armi non vengano usate mai più, evitando future
sofferenze, è fare in modo che i paesi che ancora non l’hanno fatto aderiscano
al più presto ai due trattati, e supportare la piena implementazione degli
stessi da parte degli stati parte. Negando i finanziamenti ad aziende straniere
che si ostinano a produrre semi di carneficina è un dovere che non può più
essere rinviato”.
La Campagna Italiana Contro le Mine chiede la rapida e
definitiva approvazione la proposta di legge 1813 “Misure
per contrastare il finanziamento di imprese produttrici di mine, munizioni e
submunizioni a grappolo” confermando l’impegno italiano in ambito di
cooperazione e mine action riconosciuto a livello internazionale.
Il 21 novembre 2019 è stato presentato a Ginevra
il Landmine Monitor
2019, il report annuale pubblicato dalla International Campaign to
Ban Landmines che esamina e monitora i progressi realizzati nell’ambito della
Convenzione di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona, e fornisce
una fotografia dello state dell’arte a livello mondiale rispetto
all’Universalizzazione del trattato, e dei vari adempimenti degli obblighi in
esso contenuti da parte degli Stati Membri.
Sempre più
incidenti
Per il quarto anno consecutivo, nel 2018, si è registrato
un numero eccezionalmente alto di incidenti dovuti a mine antipersona e
residuati bellici esplosivi, come le mine improvvisate, residui di munizioni,
cluster e altri dispositivi. Si sono registrate 6.897 vittime tra persone
decedute (3.059) e ferite (3.837). Per uno dei casi registrati non si hanno
notizie dello stato della vittima.
Gli incidenti si sono verificati in 50 paesi e altre
aree, di cui 32 sono Stati Parte del Trattato di Messa al Bando delle mine. La
percentuale maggiore delle vittime è rappresentata da civili, il 71%. Di tutti
gli incidenti che coinvolgono i civili il 54% riguarda bambini, con un aumento
del 7% rispetto al totale del 2017 e del 12% rispetto al 2016.
La maggior parte degli incidenti si sono verificati in
Paesi teatro di conflitti armati: Afghanistan, Mali, Myanmar, Nigeria, Siria ed
Ucraina. Per il terzo anno consecutivo, nel 2018, si è registrato il più alto
numero di incidenti annuali causati da mine improvvisate. Il Monitor ha
registrato oltre 130mile vittime e circa 90mila sopravvissuti, da quando ha
iniziato il suo monitoraggio nel 1999.
L'investimento per
sminare
Gli stati interessati e la comunità internazionale hanno
investito circa 700milioni di dollari per lo sminamento nel periodo preso in
esame. La cifra è inferiore rispetto al 2017: l’investimento nazionale è
diminuito di 95milioni di dollari, mentre il supporto internazionale è
diminuito di circa 53milioni. Nonostante questo però la cifra è ancora il
secondo totale più alto per finanziamenti internazionali e nazionali
contro le mine mai segnalati dal Monitor.
Il finanziamento è concentrato in cinque stati
(Iraq, Afghanistan, Siria, Croazia e Laos), che hanno ricevuto il 55% di
tutto il sostegno internazionale. La metà di tutto il finanziamento
dedicato all’assistenza alle vittime è andato a soli quattro paesi: Iraq,
Afghanistan, Yemen e Siria. Il declino registrato per la maggior parte degli
altri destinatari ha compromesso la sostenibilità dei programmi
essenziali, nonostante i bisogni delle vittime siano di lunga durata.
La maggior parte degli Stati parte del trattato sul
divieto di mine non disponeva di risorse e pratiche adeguate per adempiere agli
impegni assunti nel piano d’azione Maputo 2014-2019. Nella maggior parte
degli Stati parte sono però stati avviati programmi di riabilitazione fisica
per i sopravvissuti Monitorare il 2019.
Il Landmine Monitor Report 2020, giunto
alla sua 22° edizione, sostiene che anche se i Paesi si stanno sforzando
collettivamente di compiere progressi per raggiungere un mondo libero dalle
Mine durante
la pandemia Covid-19, si registrano nuove insidiose sfide dovute all’utilizzo
delle mine improvvisate da parte di gruppi armati non statali mentre crescono
gli incidenti tra i civili e la Campagna internazionale (che ha una sede anche
in Italia) registra una diminuzione a livello generale nel sostegno all’azione
finanziaria per lo sminamento. Progressi dunque troppo piccoli – dice il rapporto sugli ordigni anti
uomo – che non stanno ancora liberando il Mondo da una delle armi più odiose e
micidiali che resiste nel tempo nascosta sotto terra, nei letti dei fiumi, nei
campi coltivati.
L’occasione della presentazione del
rapporto ha sollecitato Human Rights Watch a intervenire per stimolare il nuovo
presidente eletto negli Stati Uniti. Joe Biden, sostiene l’organizzazione, dovrebbe
ripristinare la politica statunitense che vieta la produzione e l’acquisizione
da parte degli Stati Uniti di mine antiuomo. Per aiutare a prevenire ulteriori
vittime delle mine, gli Stati Uniti dovrebbero aderire al Trattato per la loro
messa al bando “senza indugio”, ribaltando la politica della grande potenza
militare che con Trump ha fatto, in questo senso, solo passi indietro. Ad oggi
sono 164 i paesi che hanno aderito al Trattato di messa al bando delle mine,
adottato 23 anni fa. Si tratta dell’80% dei Paesi del mondo ed i 33 paesi
restanti de facto ne rispettano gli obblighi. Solo il Myanmar, che non è parte
del Trattato, ha fatto uso – dice il rapporto – di mine antipersona nel periodo
che va tra metà 2019 fino ad ottobre 2020. Nello stesso periodo diversi gruppi
armati non statali (NSAGs) hanno fatto uso di mine in sei Paesi: Afghanistan,
Colombia, India, Libia, Myanmar e Pakistan.
Progressi troppo
lenti
Sul fronte dei progressi, l’ampia distruzione delle
scorte di questi ordigni indiscriminati continua ad essere uno dei più grandi
successi del Trattato di messa al Bando delle Mine. Ad oggi gli Stati
Parte hanno distrutto oltre 55 milioni di mine antipersona presenti negli
arsenali, comprese oltre 269,000 mine distrutte nel 2019. Durante
il periodo preso in esame sono stati bonificati circa 156kmq e distrutte
oltre 123,000 mine e il Cile, agli inizi del 2020, ha dichiarato di aver
completato le operazioni di bonifica. Non di meno, il 2019 ha rappresentato il
quinto anno consecutivo con un elevato numero di vittime da mina e da residuati
bellici esplosivi (ERW), dovuti per lo più ai conflitti armati intensi e
all’uso su larga scala di mine improvvisate. Secondo il Landmine Monitor 2020
sono stati registrati circa 5,554 incidenti da mine/ERW, più della metà dei
quali provocati da mine improvvisate (2,949). I civili sono ancora la
maggioranza delle persone coinvolte negli incidenti: rappresentano l’80% del
totale, e di questi circa la metà coinvolge bambini (43%).
Meno finanziamenti
Quanto ai
finanziamenti per combattere il problema, il 2019 ha visto una riduzione nei
finanziamenti dedicati alla Mine Action a livello
generale, con 45 donatori e Paesi contaminati che hanno contribuito per circa
650.7 milioni di dollari americani: il 7% in meno rispetto al 2018. Gli Stati
Parte del Trattato considerati ancora inquinati da mine, fino ad ottobre 2020,
sono 33. Sei di questi Paesi dovrebbero riuscire a rispettare le rispettive
scadenze per completare le operazioni di bonifica, mentre otto tra loro hanno
richiesto un’estensione che verrà valutata al prossimo Meeting degli State
Parte che si terrà in modalità online dal 16 al 22 novembre prossimo.
Il rapporto avverte anche che la pandemia di Coronavirus ha provocato una
restrizione nell’accesso ai servizi per i sopravvissuti e le persone con
disabilità oltre che nell’esercizio dei propri diritti. L’impatto della
pandemia è stato aggravato da anni di scarsità di risorse per l‘assistenza alle
vittime in diversi Paesi. Ecco perché, conclude il rapporto, la Risk Education
torna ad essere una priorità, pilastro della mine action, essenziale per far
convivere in sicurezza le popolazioni affette con l’eredità di morte
rappresentata da questi ordigni. (Red/E.G.).
Grazie per l’attenzione.