lunedì 25 marzo 2024

FIDCA UDINE :24 Marzo 2024 Muris di Ragogna -Udine-----Ricordi di Daniele Asero

FIDCA NON DIMENTICA!


Stefano Cagnato FIDCA Udine

Cerimonia a Muris di Ragogna nel ricordo della tragedia del piroscafo Galilea



da :        La storia dell'affondamento della nave Galilea: salpata dalla Grecia non arrivò mai a Bari | Barinedita - Testata giornalistica online       BARI – Era salpata da Patrasso in direzione Bari la mattina del 28 marzo 1942, ma nel porto del capoluogo pugliese non ci arrivò mai, inghiottita dal mare a poche miglia dalla costa greca. Questa fu la sorte della nave Galilea, piroscafo militare italiano colpito da un missile inglese durante la Seconda Guerra Mondiale(Vedi foto galleria)


Una vicenda che, seppur drammatica, continua a essere poco conosciuta e raccontata. Eppure nel tragico evento persero la vita ben 1075 persone. I superstiti furono infatti solo 280 su un totale di 1355 passeggeri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La maggior parte erano alpini: soprattutto friulani che stavano rientrando dal territorio ellenico per andare a combattere sul fronte russo. Ma tra i deceduti si contarono anche diversi pugliesi che facevano parte dell’equipaggio o che, in qualità di carabinieri, stavano scortando alcuni prigionieri civili greci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Uno di loro era Carlo Capobianco, 39enne di Capurso il cui nipote quest’anno ha pubblicato un volume per ricostruire al meglio i fatti avvenuti nel 1942. Il libro si intitola “L’affondamento del Galilea” e l’autore è un 64enne triggianese, ex maresciallo dell’Esercito, che porta il nome e il cognome del nonno ucciso durante il conflitto. Lo abbiamo intervistato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con questo libro si fa finalmente luce su una vicenda poco nota…

Sì. Da bambino mi raccontavano che mio nonno Carlo era morto in mare e che non era riuscito a salvarsi a causa del pesante zaino che aveva sulle spalle. La storia era volutamente fantasiosa, perché nessuno in famiglia sapeva effettivamente cosa fosse successo sulla Galilea. Così nel 1999 decisi di mettermi a cercare informazioni, iniziando una serie di ricerche che portarono a studiare carte conservate negli archivi di Stato e della Marina Militare sparsi tra Bari, Roma e Venezia. Mi ci sono voluti vent’anni di lavoro e solo ora ho potuto finalmente dare alla luce “L’affondamento del Galilea”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché tante difficoltà?

Come tutte le vicende “minori” che riguardano la Seconda Guerra Mondiale anche quella di Patrasso non è stata adeguatamente studiata e approfondita. Dobbiamo poi considerare che le operazioni in Grecia risultano poco documentate, probabilmente perché non si trattò di un’esperienza gloriosa per il nostro Paese. Il contrattacco dell’esercito greco fu infatti devastante per gli italiani, che riuscirono ad avere la meglio solo grazie all’intervento della Germania. Iniziata per rivendicare la potenza militare italiana, la campagna si trasformò in un’epocale disfatta che mise a nudo tutti i limiti dell’Esercito Regio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chi c’era su quella nave?

Prima di tutto alpini, appartenenti per la maggior parte al Battaglione Gemona della divisione Julia di Udine. In totale c’erano 1355 passeggeri: più del doppio rispetto alla capienza consigliata. Un numero altissimo dovuto alla immediata necessità di far rincasare i militari che, concluse le operazioni in Grecia, dovevano poi partire per il fronte russo. Oltre all’esercito c’erano anche i membri dell’equipaggio, una ventina di prigionieri civili greci e un gruppo di carabinieri che doveva sorvegliarli, tra cui il mio povero nonno.

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PER NON DIMENTICARE DI :Daniele ASERO:

Missione ISAF

Afghanistan

Gulistan - Foc Ice 

24 marzo 2012

 

muore a seguito di un attacco condotto con 3 colpi di mortaio alle ore 18:00 locali (in Italia 14:30), contro la FOB (Forward Operative Base ovvero base operativa avanzata) ""Ice"" nel distretto di Gulistan, nella provincia di Farah, nel settore Sud-Est dell'area di responsabilità italiana, assegnata alla Task Force South-East:

Michele Silvestri-sergente maggiore

 

Nell'evento restano feriti altri cinque soldati di cui due in gravi condizioni.

 

Conferita alla memoria:

Medaglia d'oro di vittima del terrorismo. 

Croce d'Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all'estero

 

Sottufficiale del 21° reggimento genio guastatori, animato da straordinarie qualità morali e di carattere, comandato in missione di pace in teatro afghano, si prodigava, con raro entusiasmo ed eccezionale professionalità, nell'assolvimento dei proprio compiti. Il 24 marzo, nel corso di un attacco condotto da elementi ostili con armi a tiro indiretto alla base avanzata "Ice" nel Gulistan, colpito da una bomba di mortaio periva, immolando la propria vita nell'adempimento del dovere. Fulgido esempio di attaccamento al servizio, di nobili ideali e di altissimo spirito patriottico spinto fino all'estremo sacrificio.

Gulistan (Afghanistan)

24 marzo 2012.



mercoledì 20 marzo 2024

FIDCA Udine : Udine 17 Marzo 2024

 La Fidca di Udine presente in Piazza Liberta con il Socio Fabio Faraca alle celebrazioni del g.17 marzo c.a.


Il 17 marzo 1861, infatti, nasceva ufficialmente il Regno d'Italia, con la promulgazione della legge n. 4671 del Regno di Sardegna. Fu Vittorio Emanuele II di Savoia ad assumere per la prima volta il titolo di re d'Italia, portando a termine il lungo e sanguinoso cammino risorgimentale: furono ben tre,con grande sacrificio, le cosiddette Guerre d'Indipendenza. Con quell'atto burocratico si premiavano, così, gli sforzi di uomini come Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Cavour e l'impegno e il sacrificio dei tanti patrioti italiani, spesso rimasti anonimi,moltissimi Volontari di tutte le Regioni d'Italia a cui vada sempre il nostro rispettoso Ricordo..Uomini avevano amato il sogno di un Italia libera ed unita e sopratutto non occupata.Vada a questi Uomini e Donne il nostro rispettoso Ricordo ed Ammirazione.

Un percorso millenario che  nel 1861  non era ancora concluso, perché il processo di unificazione terminò solo nel 1918 con l'annessione del Trentino-Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia. Ed è per tutti questi motivi che la ricorrenza del 17 marzo è stata sempre commemorata con grandi onori, soprattutto in occasione degli anniversari numero 50, 100 e 150. Commemorazione molto sentita dal popolo e dallo Stato Italiano, spesso avvenuta nei luoghi topici del processo di unificazione. 

da : La festa dell‘Unità d‘Italia: tutto quello che devi sapere | Visititaly.eu

Storia della bandiera italiana


Protagonista assoluta di tutte le celebrazioni ufficiali, comprese quelle sportive, è, ovviamente, la bandiera italiana. Il vessillo ha anche una propria festa specifica, il 7 gennaio, in memoria del 7 gennaio del 1797, quando a Reggia Emilia Napoleone proclamò la Repubblica Cispadana, adottando come simbolo del nuovo stato una bandiera molto simile a quella francese. Un tricolore bianco, rosso e verde, in luogo del blu di quella d'Oltralpe. Una bandiera già utilizzata in precedenza da Napoleone per le proprie legioni, che da quel giorno acquistò sempre più importanza, al punto da essere utilizzata anche dalla Repubblica Cisalpina.

La bandiera in seguito divenne il simbolo della Repubblica Italiana e del Regno Italico,  della Giovine Italia e di tutti i carbonari e fu successivamente introdotta da Garibaldi in America. Nel 1848 Carlo Alberto di Savoia scelse il tricolore per il proprio stato inserendo nella bandiera lo scudo savoiardo bordato di blu. E fu proprio quella bandiera a sventolare trionfante il 17 marzo del 1861, quando Vittorio Emanuele II proclamò la nascita ufficiale del regno italiano. Fu soltanto il 2 giugno del 1946, con la proclamazione della Repubblica, che il simbolo savoiardo fu estromesso dal tricolore. 

Ma qual è il significato della bandiera italiana? Perché proprio quei tre colori?

Secondo un'antica leggenda il verde avrebbe rappresentato i bei prati della penisola, il bianco le candide nevi delle Alpi e il rosso il sangue dei tanti italiani caduti in guerra. Una tradizione ripresa in qualche modo anche dal grande Giosuè Carducci, anche se l'interpretazione più attendibile è quella che identifica i tre colori quali simboli della giustizia, dell'uguaglianza e della fratellanza: i valori  patrocinati dalla Rivoluzione Francese e dalla Francia napoleonica da cui ha avuto origine la nostra bandiera.




Piazza Liberta ' Udine 17/03/24


FIDCA NON DIMENTICA!

martedì 19 marzo 2024

FIDCA Udine : 16/03/2024 Udine; 17/03/2024 Trivignano Udinese

 La Fidca di Udine rappresentata dal Presidente della Sezione dott. Antonello Quattrocchi ha partecipato alla Cerimonia che si e' svolta presso il Teatro Nuovo di Udine "Giovanni da Udine"il g. 16/03/2024 di fronte a centinaia di studenti ed alle Autorità Istituzionali, Prefetto,Questore,Sindaco, xx1 Rettore del Sacrario Militare di Redipuglia e varie rappresentaze Associative ed Ecclesiastiche ed alla MOVM Del Din. Coaudiatore e promotore principale il prof. Paolo Pascolo. Egli svolge  una importante attività culturale dentro l'Associazione :Umanità dentro la guerra! Presente anche Provvidenza Delfina Raimondo-presidente onorario UDG-,Andrea Zannini, Alessandro Carlini .A Paola Del Din consegna del Premio in Memoria di Renato Del Din MOVM! La partecipazione studentesca e' stata ampia e partecipe!















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FIDCA NON DIMENTICA!---------------------------------------------------------------------------------


Il giorno 17 marzo 2024 FIDCA di Udine presente con il presidente dott.Antonello Quattrocchi alla Cerimonia che si e' svolta a Trivignano assieme al Direttivo Nazionale dei Cacciatori delle Alpi organizzata dal Presidente Vincenzo Verdino,fra l'altro Socio Onorario della FIDCA di Udine, dove sono stati ricordati i Caduti Italiani ed il sacrificio della Pricipessa  Mafalda di Savoia -nella stessa occasione e' stato premiato per l'importante opera sia del Ricordo che della Memoria l'impegno di Pio Serafini titolare del Ristorante "La Dogana Vecchia" linea del vecchio Confine tra l'Italia e l'Austria-Ungheria con il Gagliardetto della FIDCA.-










Pio Serafini premiato da Quattrocchi Giuseppe ed Antonello Quattrocchi


Vincenzo Verdino Presidente Cacciatori delle Alpi


sabato 9 marzo 2024

 

8 MARZO 2024 – BRESSO – MOSTRA di" EDITH STEIN "

 

La sezione di BRESSO / MILANO , su invito del Sindaco Dott. Simone CAIRO Città di Bresso , ha partecipato all’inaugurazione della mostra  storica di Edith Stein in occasione della Festa della Donna , presso  lo spazio Don Luigi Giussani in Bresso.


          


   










venerdì 1 marzo 2024

FIDCA Udine : 25 Febbraio 2024 Ricordo della Tragedia Mineraria !Disastro minerario di Arsia, ricordate le vittime…

Il 28 febbraio del 1940 un’esplosione provocò 185 vittime e circa 150 intossicati. 

Fidca di Udine Presente al Ricordo con il Socio e Dirigente Stefano Cagnato! FIDCA NON DIMENTICA!

    Questa importante miniera era ad Arsia ora in Croazia e riforniva l'Italia che era stata isolata dalle Sanzioni.


Storia:

Tratto da : I morti della miniera di Arsia, una tragedia più che annunciata - Il Piccolo (gelocal.it)


Alle ore  4.35 di mercoledì 28 febbraio 1940, ai livelli 15, 16, 17 e 18 della miniera dell’Arsa, in Istria, ci fu uno scoppio che causò un’ondata esplosiva che percorse cantieri e gallerie alimentandosi dove fu possibile attraverso la combustione della polvere di carbone e mutandosi successivamente in aria compressa e quindi in fumo e ossido di carbonio. In quel momento, alla fine del turno di notte, in miniera si trovavano centinaia e centinaia di uomini; i morti alla fine furono 185, gli intossicati circa 150: cittadini italiani di nazionalità italiana, croata e slovena. Si trattò di uno dei più gravi disastri della storia mineraria mondiale e probabilmente del più grave infortunio collettivo della storia d’Italia.

Dopo le sanzioni ai danni dell’Italia per l’aggressione all’Etiopia e la svolta economica autarchica decisa da Mussolini, le miniere di lignite dell’Arsa erano diventate strategiche. Furono pertanto sottoposto a uno sfruttamento intensivo al punto che la produzione raggiunse in breve tempo il milione di tonnellate di carbone all’anno e la forza lavoro i 7.000 addetti. Nella valle del torrente Carpano venne edificata la città mineraria di Arsia (oggi Raša), alla cui “fondazione” fu presente Mussolini, che pose la prima pietra per la Casa del fascio e scese in miniera cimentandosi nel lavoro del minatore. A fare le spese di una produzione febbrile e incosciente fu la sicurezza dei lavoratori. Infatti, già prima del disastro del 28 febbraio, ci furono altri incidenti collettivi, di cui due particolarmente gravi nel 1937 e 1939 che causarono, rispettivamente, la morte di 13 e 7 operai.

Stefano Cagnato con Bandiera FIDCA

Il console provinciale di Udine dei maestri del lavoro, Roberto Kodermatz: "I morti sul lavoro rappresentano una piaga che ogni giorno segna le nostre cronache. Scongiurare del tutto il rischio è impossibile, ma creare una cultura dell'attenzione e del rispetto delle norme è fondamentale nel mondo del lavoro e della nostra stessa esistenza civile".
    Tra i quattro corregionali vittime del disastro di Arsia, Bordin e Kodermatz hanno ricordato l'eroismo del triestino Arrigo Grassi.

Ricordare e prevenire le morti sul lavoro e' un compito fondamentale di tutta la Società Civile

E' stata deposta una corona d'alloro nei pressi dell'area verde intitolata ai caduti di Arsia, sono stati commemorati oggi a Udine i minatori morti il 28 febbraio 1940 nel disastro minerario di Arsia.

   Questi sfortunati minatori morti in uno dei peggiori disastri della storia mineraria hanno diritto alla Stella al merito del lavoro alla memoria".