martedì 4 febbraio 2020

Fidca Udine: 26 Gennaio 2020-NIKOLAJEWKA--FIDCA Udine ed UNUCI sez.Cervignano del Friuli -CARGNACCO

Nelle giornata del --26 gennaio 2020-- molti soci appartenente sia all'UNUCI sezione di Cervignano e della FIDCA Sezione di Udine hanno partecipato alla Cerimonia a Cargnacco--- 77°della Ricorrenza della Battaglia  di Nikolajewka.




Fra cui  gli amici :Mario Fresa,Valter Bortolotti,Francesco Vrizzi,Paolo Fantin,Attilio Palermo,Stefano Cagnato.ecc.,rappresentanti  di varie Associazioni Combattentistiche e D'Arma,il Club per l'Unesco di Udine,la LIDU di Udine,il Nastro Azzurro di Udine,ecc.


Tempio di Cargnacco



Da: https://www.difesa.it/Primo_Piano/Documents/La%20Battaglia%20di%20Nikolajewka.pdf


La battaglia di Nikolajewka :Fu così che dopo 200 chilometri di ripiegamento a piedi e con pochi muli e slitte, sempre aspramente contrastati dai reparti nemici e dai partigiani sovietici, il mattino del 26 gennaio 1943 gli alpini della Tridentina, alla testa di una colonna di 40.000 uomini quasi tutti disarmati e in parte congelati, giunsero davanti a Nikolajewka. Forti del tradizionale spirito di corpo gli alpini del generale Reverberi, dopo una giornata di lotta, espugnarono a colpi di fucile e bombe a mano il paese annientando gli agguerriti difensori annidati nelle case.



Quando ormai stavano calando le prime ombre della sera e sembrava che non ci fosse più niente da fare per rompere l'accerchiamento, il generale Reverberi, comandante della Tridentina, saliva su un semovente tedesco e, incurante della violenta reazione nemica, al grido di "Tridentina avanti!" trascinava i suoi alpini all'assalto. Il grido rimbalzò di schiera in schiera, passò sulle labbra da un alpino all'altro, scosse la massa enorme degli sbandati che, come una valanga, assieme ai combattenti ancora validi, si lanciarono urlando verso il sottopassaggio e la scarpata della ferrovia, la superarono travolgendo la linea di resistenza sovietica. I Russi sorpresi dalla rapidità dell'azione dovettero ripiegare abbandonando sul terreno i loro caduti, le armi ed i materiali. Il prezzo pagato dagli alpini fu enorme: dopo la battaglia rimasero sul terreno migliaia di caduti. Tutti gli alpini, senza distinzione di grado e di origine, diedero un esempio di coraggio, di spirito di sacrificio e di alto senso del dovere. In salvo Dopo Nikolajewka la marcia degli alpini proseguì fino a Bolscke Troskoye e a Awilowka, dove giunsero il 30 gennaio e furono finalmente in salvo, poterono alloggiare e ricevere i primi aiuti. Il 31 con il passaggio delle consegne ai Tedeschi termina ogni attività operativa sul fronte russo. Fino al 2 febbraio continuarono ad arrivare i resti dei reparti in ritirata. I feriti gravi vennero avviati ai vari ospedali, poi a Schebekino alcuni furono caricati su un treno ospedale per il rimpatrio. La colonna della Tridentina riprese la marcia il 2 febbraio per giungere a Gomel il 1° marzo. Gli alpini percorsero a piedi 700 km e solamente alcuni, nell'ultimo tratto, poterono usufruire del trasporto in ferrovia. Il rimpatrio Il 6 marzo 1943 cominciarono a partire da Gomel le tradotte che riportavano in Italia i superstiti del Corpo d'Armata Alpino; il giorno 15 partì l'ultimo convoglio e il 24 tutti furono in Patria. Mentre per il trasporto in Russia del Corpo d'Armata Alpino erano stati necessari 200 treni, per il ritorno ne bastarono 17. Sono cifre eloquenti, ma ancor più lo sono quelle dei superstiti: considerando che ciascuna divisione era costituita da circa 16.000 uomini, i superstiti risultarono 6.400 della Tridentina, 3.300 della Julia e 1.300 della Cuneense.


Camicie Nere in azione


Da :ARMA DEI CARABINIERI: La campagna di Russia si concluse in un disastro per le truppe italiane e per quelle tedesche. Ma ci furono anche atti di grande eroismo, come quello del carabiniere Plado Mosca, che si immolò in una carica solitaria contro il nemico. Pochi mesi dopo quella ritirata nel gelo dell’inverno russo, cadde il governo presieduto da Mussolini.

Sagrato del Tempio



Onori ai militari italiani:


Gli italiani potevano contare su 230 mila uomini con 55 carri armati leggeri e 1.600 cannoni; di fronte una massa di 425 mila soldati, quasi 1.200 carri armati, ben cinque mila tra cannoni e mortai.






 12 alpini  si sono posizionati davanti ai cippi che ricordano le divisioni e i reparti. 






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